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Animali, agli squali bianchi non interessa la carne umana

Quanto sono realmente pericolosi per gli esseri umani gli squali bianchi? Risponde un recente studio che conferma le statistiche.

Gli squali bianchi sono realmente pericolosi per gli esseri umani? A quanto pare la minaccia reale rappresentata da questi animali è minore rispetto a quella percepita. Questa specie di squalo (Carcharodon carcharias), infatti, non ha alcun interesse per gli esseri umani e nuota insieme a loro ogni giorno, ignorandoli. A dirlo è uno studio della California State University di Long Beach, pubblicato su PLOS One.

Gli squali bianchi sono pericolosi per l’uomo?

Nell’immaginario collettivo, influenzato anche dalla visione di pellicole cinematografiche, gli squali sono considerati dei pericolosi predatori, affamati di carne umana. Tuttavia, le statistiche dicono tutt’altro. Ad esempio, negli Stati Uniti, gli squali bianchi fanno una vittima ogni due anni e in totale attaccano l’uomo meno di una cinquantina di volte l’anno. A confermare le statistiche arriva ora un nuovo studio della California State University di Long Beach, pubblicato su PLOS One, che, come ha dichiarato uno degli autori, Chris Lowe, “mette l’ultimo chiodo sulla bara del mito dello squalo mangiauomini”. Lowe, insieme ai colleghi, ha dimostrato che agli squali bianchi non interessano molto gli umani.

Lo studio

Lo studio portato avanti da Chris Lowe e colleghi è durato due anni (da gennaio 2019 a marzo 2021), durante i quali i ricercatori, una volta al mese, hanno sorvolato con un drone aereo le spiagge della California del sud, filmando i movimenti degli squali bianchi locali e anche degli umani. Nello specifico, gli studiosi hanno monitorato mensilmente 26 località balneari della California meridionale, per un totale di 1644 rilievi effettuati.

Il team di ricerca si è concentrato in particolare sugli esemplari di squali bianchi più giovani – definiti “Juvenile White Sharks” (Jws) nello studio -,  che sono quelli che più spesso si avvicinano agli esseri umani, soprattutto in due luoghi della California: al largo della città di Carpinteria, a sud di Santa Barbara, e a Del Mar, a nord di San Diego. In totale sono stati studiati 1204 esemplari.

Nel 97% dei casi filmati con il drone si è osservata una pacifica compresenza tra umani e squali. Gli squali, infatti, si trovavano quasi sempre al di là della linea di rottura delle ultime onde, verso il mare aperto, mentre i bagnanti quasi sempre al di qua. In alcuni casi, sono stati osservati anche alcuni bagnanti coraggiosi che si spingevano più al largo, quindi più vicino agli squali.

Nel corso dei due anni di monitoraggio costante, gli autori hanno registrato un solo potenziale caso di attacco non provocato, cioè a seguito di interazione non volontariamente ricercata da parte della persona aggredita.

Pertanto, gli autori sono giunti alla conclusione che gli squali bianchi ignorano quasi sempre gli esseri umani, con i quali condividono le stesse acque per gran parte dell’anno, senza problemi. La nostra presenza gli è indifferente. I giovani squali bianchi sono infatti più impegnati a cacciare prede come le razze, che vivono sul fondale dell’oceano. Inoltre, se qualche volta nuotano vicino alla costa (di solito entro i 500 metri) non è certo per “mangiare gli umani”, ma per tenersi alla larga dai predatori più grandi, come le orche, o dagli stessi squali bianchi adulti, che vivono più al largo e tendono a essere territoriali e aggressivi con gli altri maschi. Inoltre, lo fanno per sfruttare le condizioni favorevoli tipiche delle acque poco profonde, come la temperatura più alta e l’abbondanza di piccole prede di cui potersi nutrire.

Non a caso, la maggior parte degli attacchi di squali registrati ufficialmente – riferiscono gli autori – ricade sotto la categoriaprovocati dall’uomo“. Anche i morsi da parte di squali adulti sono molto rari: nel 2022 sono stati confermati 57 morsi non provocati di squalo in tutto il mondo.

 “In definitiva – concludono gli autorialtri studi di questo tipo effettuati in altre località potrebbero fornire i dati necessari per valutare il rischio effettivo relativo agli squali, eliminando così potenzialmente la necessità di misure di controllo o di mitigazione che potrebbero rivelarsi dannose per altri animali selvatici e per l’ecosistema”.

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/barca-squalo-pinna-dorsale-7355328/]

 

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