A Marsha P Johnson, oggi, viene dedicato il doodle di Google. Si tratta di una vera e propria icona del movimento LGBTQI+ poiché ha partecipato alle famose rivolte di Stonewall nel 1969.
Il 30 giugno è la data destinata a lei che, l’anno scorso, è stata forgiata del riconoscimento di grand marshal, anche se, a quel tempo, era già venuta a mancare. Scopriamo qualcosa in più su questa figura.
Marsha P. Johnson: biografia
Johnson nacque nel 1945 nel New Jersey. Il suo nome originale era Malcom Michaels Jr. Dopo aver conseguito il diploma decise di trasferirsi nel Greenwich Village, dove era sicuro di trovare una folta comunità di LGBTQI+ e qui decise di cambiare il suo nome in Marsha P. Johnson. La P era stata posta per indicare “Pay it no mind” cioè, non pensarci.
Durante i suoi anni al Greenwich Village diventò una drag queen di successo e durante la rivolta di Stonewall ebbe un ruolo fondamentale.
Marsha P. Johnson: cosa successe allo Stonewall
Lo Stonewall Inn era un bar della zona che ospitava molti gay della città. In seguito, poi, fu aperto anche a lesbiche e trans. Nella fine di giugno del 1969 la polizia irruppe nel bar poiché questi comportamenti erano ancora considerati illegali in tutti i 49 stati americani. Quindi trans, lesbiche e gay, dovevano essere arrestati.
Molti di loro, però, si opposero al fermo e, quindi, si originarono scontri, anche violenti, e proteste davanti al locale per alcune notti, cinque. Una volta calmata la situazione il tutto si tranquillizzò. L’episodio dello Stenwall Inn, negli anni, è diventato un vero e proprio simbolo del Pride, che viene celebrato a giugno in tutto il mondo.
Johnson fu una delle persone che caldeggiarono la rivolta ma, secondo le sue testimonianze, lei si discostò da queste dichiarazioni, infatti, disse che i disordini, al suo arrivo, erano già in atto.
Marsha P. Johnson: cosa fece dopo le rivolte
Johnson, insieme a Sylvia Rivera, fondò il movimento Streen Transvestite Action Revolutionaries, cioè, lo Star. Si trattava di un movimento formato e guidato da donne, trans e nere e accoglieva tutti coloro che non erano a proprio agio con il corpo. L’anno dopo, però, iniziò a soffrire di una patologia mentale che la portò a prostituirsi in strada. Nel 1992 fu trovata morta nel fiume Hudson.
La polizia archiviò il caso come suicidio anche se alcuni, però, pensarono ad un omicidio. L’attivista Mariah Lopez, nel 2012, spinse per riaprire il caso, ma non vi erano sufficienti prove, quindi, questo fu archiviato nuovamente con la dicitura “causa sconosciuta“.
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FONTE IMMAGINE: Google.it