Tra le “mode alimentari” più in voga del momento vi è la dieta funzionale. Vediamo insieme di cosa si tratta e come funziona.
Quando si segue una dieta per tentare di perder peso, non tutte le persone rispondono allo stesso modo, perché ognuno ha una predisposizione diversa ai vari nutrienti. Per questo motivo è nata la dieta funzionale, un regime alimentare super personalizzato. Vediamo insieme di cosa si tratta e come funziona.
Che cos’è la dieta funzionale?
La dieta funzionale viene descritta come “un approccio che pone l’attenzione alla scelta di alimenti di alta qualità e alla ricerca di fitonutrienti per affrontare gli squilibri clinici e portare l’individuo verso la massima espressione della salute”. Si tratta di una strategia nutrizionale personalizzata, ovvero studiata in funzione del nostro organismo, che non si basa su principi universali ma su caratteristiche personali quali: metabolismo basale; condizioni dell’apparato digerente; condizioni genetiche; intolleranze alimentari o allergie; disturbi alimentari; predisposizione naturale all’ingrassamento o al dimagrimento.
In sostanza l’alimentazione funzionale si basa sul principio che ogni metabolismo funziona in modo diverso e che ognuno risponde in modo diverso a una dieta perché ha una predisposizione che lo rende più o meno sensibile ai diversi nutrienti. Per questo motivo, secondo questa scuola di pensiero, le diete non dovrebbero essere incentrate solo sulle calorie, ma sulle molecole che vengono fornite all’organismo attraverso i cibi e le bevande.
Come individuare la dieta adatta
Al fine di individuare la dieta più adatta a facilitare la perdita di peso, è possibile effettuare il test del DNA per indagare in particolare la predisposizione naturale all’ingrassamento o al dimagrimento. Esso suggerirà infatti al dietologo la composizione della dieta più adatta al paziente, quindi, il rapporto tra proteine, lipidi e carboidrati che meglio si coniuga con la sua costituzione.
Ad ogni modo, studi medico-scientifici hanno individuato tre categorie di soggetti e la dieta più idonea per loro:
La prima categoria comprende soggetti che non presentano particolari variazioni genetiche e che quindi rispondono bene a qualsiasi impostazione dietetica. In questo caso il problema metabolico o ormonale è predominante, quindi per questi soggetti potrebbe essere adatta la dieta ormonale.
Nella seconda categoria, invece, rientrano coloro che presentano nel loro DNA variazioni di un gene chiamato FTO (“FaT mass and Obesity associated gene”), quello che più frequentemente risulta alterato. I soggetti appartenenti a questa divisione perdono peso più facilmente con una dieta relativamente iperproteica, ovvero un regime alimentare che riduce significativamente l’apporto dei carboidrati a favore della quota proteica, basandosi sul meccanismo della chetosi. Per questo questa dieta è detta anche chetogenica. La dieta funzionale relativamente iperproteica è divisa in tre momenti-pasto e va seguita per brevi intervalli di tempo, non oltre le due settimane. Essa può essere eventualmente intervallata alla dieta funzionale ipocalorica classica (frazionata in sei momenti-pasto, con uno spuntino nel dopocena), alternando una fase ipocalorica ad una iperproteica.
L’ultima categoria include coloro che rispondono meglio a una dieta CHO (“High Carbohydrate Diet”), cioè un’alimentazione basata sullo stato di salute dell’indice glicemico, ipocalorica. Questa dieta ha un elevato contenuto in carboidrati, ma con alimenti di basso indice glicemico, e ricca in fibre. È dunque incentrata soprattutto sui cibi integrali e sulle proteine vegetali.
Le regole della dieta funzionale
La prima regola della dieta funzionale è affidarsi ad un nutrizionista e non fare di testa propria. La seconda è non avere fretta di perdere peso ma puntare sul lungo termine.
Bisogna inoltre ricordare che non esistono alimenti che fanno ingrassare, ma solo alimenti che non ci fanno bene o associati ai cibi sbagliati. Ad esempio, è sbagliato mangiare carne e legumi insieme, ovvero due proteine, senza carboidrati intorno. Si sconsiglia, poi, di associare i carboidrati alla frutta, in quanto costituiscono due fonti diverse di zucchero che porterebbero ad un sovraccarico glicemico. Si rischia di avvertire sonnolenza e di aumentare di peso. La frutta andrebbe consumata solo a colazione o a merenda, assieme a mandorle, arachidi o noci, mentre i carboidrati (pasta, patate, pane) andrebbero compresi tra i piatti principali per il pranzo.
Infine, la dieta funzionale non esclude nulla, nemmeno la frittura, spesso demonizzata. Essa può avere una sua utilità se il consumo di fritti è saltuario, perché favorisce il lavoro del fegato e abbassa i livelli di zucchero nel sangue. L’importante è che l’olio utilizzato per friggere sia extravergine di oliva e non superi la temperatura di 175°C.
Il metodo delle 5 R
I sostenitori della dieta funzionale seguono, inoltre, un metodo che sarebbe in grado di ristabilire la salute del tratto digestivo e dell’intero organismo, ovvero il metodo detto delle 5 R: rimuovi, rimpiazza, ripara, ripopola e riequilibra.
Per prima cosa, secondo i sostenitori di questo protocollo, bisogna rimuovere i cosiddetti “stressors”, ossia l’insieme di tutti i fattori che influiscono negativamente sull’ambiente gastrointestinale. Tra questi vengono inclusi anche i cibi a cui si è allergici o intolleranti e gli agenti patogeni.
Se si eliminano gli stressors, si riesce ad identificare le cause della condizione di squilibrio e dunque a migliorare la propria situazione di salute, modificando le proprie abitudini alimentari e il proprio stile di vita.
Gli esponenti della dieta funzionale suggeriscono poi di rimpiazzare “le secrezioni digestive di cui si è carenti” citando gli enzimi digestivi, l’acido cloridrico e gli acidi biliari.
Per “riparare” l’intestino e dunque favorire il naturale processo di guarigione della mucosa intestinale, si consiglia di assumere zinco, vitamina A, vitamina C e vitamina E e glutammina. Il loro rifornimento, garantirebbe la presenza di un microbiota intestinale equilibrato. Per normalizzare l’equilibrio del microbiota si raccomanda anche l’assunzione di probiotici e prebiotici in base allo stato intestinale, (ripopola).
L’ultima R del protocollo ci suggerisce di riequilibrare il tratto digerente ponendo attenzione agli svariati fattori che possono influenzarne l’equilibrio, ovvero quantità e qualità del sonno, esercizio fisico e i livelli di stress.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/spuntino-fitness-cottage-formaggio-5002686/
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Una risposta su “Dieta funzionale, cos’è e come funziona?”
Ma la dieta “funzionale” non è come avrebbe dovuto essere da sempre una dieta data da un dietologo o un nutrizionista? Analizzando le caratteristiche di ogni persona e perciò analisi del sangue, esami per scoprire eventuali intolleranze e poi parlare con il paziente per poter poi adattare una dieta ai suoi ritmi di vita? Questa “moda alimentare” non è quello che medici degni di questo nome hanno fatto da sempre? Perché quello che persone coscienziose fanno da sempre ora deve diventare una “moda” del momento?