E’ sempre più diffuso, soprattutto tra i giovanissimi, il “Goblin mode”, un nuovo stato mentale diventato virale sui social. Ecco di cosa si tratta.
Sta spopolando sui social l’hashtag #goblinmode (letteralmente ‘modalità Goblin’), che fa riferimento ad un atteggiamento che è un inno alla pigrizia, al lasciarsi andare (anche fisicamente) e al comportamento anti-sociale. Il fenomeno del Goblin Mode, che ha conosciuto un incremento negli ultimi mesi, viene associato alle conseguenze delle restrizioni anti-Covid. Ecco cosa c’è da sapere sul nuovo disagio post-pandemico.
Che cos’è il Goblin mode?
Letteralmente “Goblin mode” vuol dire “modalità goblin“, con riferimento ai goblin, creature di fantasia, verdi e con le orecchie a punta. L’espressione è utilizzata per indicare un particolare stato d’animo caratterizzato dalla volontà di isolarsi, di lasciarsi completamente andare, sia emotivamente che fisicamente, di abbandonarsi a tal punto da diventare trasandati sotto ogni punto di vista.
Questo termine è stato usato per la prima volta su Twitter nel 2009, ma solo all’inizio dello scorso febbraio, secondo Google Trends, ha iniziato a diventare popolare, a causa di una fake news su Kanye West e la sua ex fidanzata Julia Fox, secondo cui i due si erano lasciati perché il rapper non tollerava la ragazza quando era in ‘goblin mode’, ovvero assumeva uno stato di sciatteria fisica e mentale, quello che un po’ tutti abbiamo manifestato durante il lockdown. Non a caso, questo tipo di comportamento anti-sociale viene segnalato come una delle conseguenze della condizione di solitudine e di isolamento imposta dalla pandemia da Covid-19. In sostanza, è come se questa condizione dettata dalle restrizioni fosse diventata una sorta di ‘comfort zone’ da cui non si vuole uscire.
Questo atteggiamento è diffuso soprattutto tra i giovanissimi che sui social hanno portato in tendenza l’hashtag #goblinmode, alimentato anche da chi ha visto ‘Euphoria 2’ o, almeno, la prima stagione di questa serie che vede protagonista Zendaya. il personaggio interpretato dall’attrice, Rue, è infatti l’incarnazione della ‘ modalità goblin’: trascorre intere giornate in t-shirt e slip, passando da una stanza all’altra della casa.
Tuttavia, non si tratta solo di una ‘moda social’, ma di una scelta di vita, un modo di essere che si contrappone alla ricerca della perfezione a tutti i costi inculcataci dalle immagini che scorrono su Instagram e Tik Tok.
I ragazzi, amareggiati e delusi dal mondo circostante preferiscono assumere un comportamento distaccato e passivo nei riguardi di ciò che accade intorno e lasciarsi andare anche nell’aspetto fisico, oltre che da un punto di vista psicologico e relazionale. Il fenomeno è largamente diffuso anche ora che, lentamente, la situazione Covid sta migliorando e siamo usciti dallo stato d’emergenza, probabilmente alimentato dallo scoppio della guerra in Ucraina e dell’attuale situazione politica mondiale. Ai sentimenti di ansia, panico e paura, che molti hanno sperimentato durante la pandemia, è dunque subentrato un atteggiamento poco reattivo nei confronti di ciò che accade, una sorta di stato di assuefazione e rassegnazione.
Come si manifesta?
Chiarito cos’è il ‘goblin mode’, vediamo come si manifesta. I principali ‘sintomi’ di questo stato d’animo sono: umore pessimo, nessuna voglia di vestirsi, quindi di togliersi il pigiama, e truccarsi, magiare cibo spazzatura, orari completamente sballati e zero voglia di socializzare e relazionarsi con gli altri. Nella lista rientrano anche il non fare più sport e non seguire più la dieta, ma anche il non depilarsi, dunque disinteressarsi del proprio aspetto, e passare intere giornate sul divano di casa o a letto a guardare le serie tv e i social media, perdendo di vista qualsiasi altro tipo di attività.
Un atteggiamento maturato nel lockdown, ma diffuso ancora ora che la fase post-pandemica è cominciata, che gli esperti definiscono nichilista, in quanto alla base c’è una forte delusione nei riguardi del mondo esterno, a cui si reagisce trascurando tutti quegli aspetti riguardanti la socialità e le solite regole, e rifugiandosi nella routine, che rappresenta una ‘zona comoda’, una sorta di corazza che ci rende impassibili.
“Ciò è dovuto ai resti della pandemia, dove l’isolamento era obbligatorio e perché durante la pandemia (ma prima anche) l’altro viene posto come fonte di pericolo, tipico di una società che proclama l’individualismo. L’isolamento obbligatorio favoriva il comportamento fobico, evitando il contatto personale per paura di essere respinti o di non soddisfare le aspettative dell’altra persona. In qualche modo, ora è il momento di ri-socializzare”, ha dichiarato la psicoanalista Fiorella Litvinoff a Infobae.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/piedi-calzini-soggiorno-persona-932346/
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