La vergogna è un sentimento antico e universale che ha radici nella preistoria. Un gruppo di studiosi ci spiega da dove nasce e perché la proviamo.
La vergogna viene spesso definita come un “sentimento negativo”, in quanto generalmente è accompagnata da imbarazzo e malessere. Per alcuni è un’emozione inutile e sgradevole, una condizione da curare; per altri è una costruzione culturale. Ma è davvero questa la definizione corretta? Qual è la funzione della vergogna? Secondo uno studio pubblicato su Pnas, nessuna di quelle tradizionalmente riconosciute in letteratura.
Che cos’è la vergogna?
La vergogna è un’emozione di forte intensità che interessa in modo e in quantità diverse tutte le persone. Spesso è associata a qualcosa di negativo in quanto genera imbarazzo e malessere. Si tratta di un’emozione secondaria, che si differenzia da quelle primarie (rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, disprezzo, disgusto) perché è appresa, vale a dire si sviluppa con la crescita dell’individuo e a seguito dell’interazione sociale. Questa esperienza emotiva è legata alla percezione che abbiamo di noi stessi, sottende un giudizio di valore su di sé: una valutazione di profonda inadeguatezza e impotenza. Infatti, proviamo vergogna quando sentiamo di aver fallito nel non eguagliare degli standard che ci sentiamo in dovere di rispettare perchè sono il punto di riferimento della società in cui viviamo.
La paura di fallire agli occhi degli altri ci fa provare vergogna; ci sentiamo oggetto del giudizio e del biasimo altrui. Ad essere minacciata è la percezione del proprio valore personale. Per evitare di non essere accettati tendiamo a controllare le situazioni in cui siamo esposti a tale pericolo, ricercando continuamente una conferma esterna rispetto al nostro operato.
Cosa succede quando proviamo questa esperienza emotiva?
La vergogna è un’emozione visibile agli altri in quanto il corpo reagisce all’esposizione, all’osservazione di una o più persone dalle quali ci si aspetta di incorrere in una valutazione negativa. Questa reazione si manifesta attraverso: rossore, tachicardia, sudorazione elevata e ripiegamento del corpo. Tendiamo poi ad evitare lo sguardo dell’altro e tentiamo di nasconderci.
Da dove nasce la vergogna?
Sull’argomento sono stati fatti diversi studi che hanno dimostrato che nessuna delle definizioni tradizionalmente riconosciute in letteratura è corretta per definire la vergogna. Non si tratta infatti né di un sentimento negativo né di un’invenzione culturale. La definizione più corretta da associare alla vergogna è quella di “strategia di difesa”.
Un team di ricercatori delle Università di Santa Barbara e Montreal ha approfondito la questione e ha spiegato che la vergogna non è un’invenzione culturale, ma è qualcosa che fa parte della nostra cultura ed è universale.
Lo psicologo evoluzionista Daniel Sznycer e i suoi colleghi hanno spiegato che la vergogna è una strategia di difesa, fa parte del nostro corredo biologico, ed è uno dei sentimenti più antichi. Ha infatti avuto un ruolo nell’evoluzione dell’uomo. Nella preistoria – hanno riferito gli studiosi – la vergogna era l’unico sentimento in grado di tenere insieme “il branco”. I nostri antenati, infatti, vivevano in piccoli gruppi ed erano spesso esposti a rischi e minacce di varia natura; per poter sopravvivere era essenziale il sostegno dei propri pari. Perdere la fiducia e la stima dei propri compagni significava venir allontanati definitivamente e dunque anche dire addio al loro soccorso. Per evitare che accadesse ciò, ciascun membro del gruppo, spinto dalla vergogna, ragionava sulle proprie azioni prima di portarle a termine, faceva un calcolo costi-benefici.
Fin dall’antichità, dunque, la vergogna esercita una funzione essenziale, ovvero ci aiuta a prevedere il giudizio negativo degli altri quando commettiamo una data azione.
In tempi moderni, la vergogna ci aiuta a definire la nostra umanità, facendoci comprendere indirettamente quali sono le cose a cui teniamo di più. Generalmente, proviamo vergogna in situazioni specifiche, quando veniamo rappresentati in modo sbagliato, in un modo che non coincide con l’immagine che vorremo dare di noi stessi.
“La vergogna funziona come il dolore, che serve a prevenire ulteriori danni al nostro organismo. Nello stesso modo la funzione della vergogna è quella di difendere le nostre relazioni sociali, prevenendo rotture, o di spingerci a recuperare rapporti, quando li incriniamo”, ha spiegato Sznycer .
Lo studio
I ricercatori, per provare la loro ipotesi, hanno sottoposto a un test quindici diversi gruppi sociali, provenienti da tutto il mondo e diversi per lingua, abitudini, ambiente e organizzazione economica. Partendo dall’ipotesi che la vergogna è un meccanismo di difesa basato su un sistema neurale, hanno dimostrato che essa è universale.
I ricercatori hanno elencato ai gruppi partecipanti una serie di azioni e hanno riscontrato che – dalle isole Mauritius alla Mongolia, passando per l’Amazzonia – la valutazione negativa espressa dalla comunità rispetto alle azioni elencate corrispondeva all’intensità della vergogna provata al pensiero di compierle.
“La vergogna non ha una buona reputazione ma uno sguardo attento indica che questa emozione è una raffinata specializzazione: aiuta a evitare scelte dannose e a trarre il meglio da una situazione negativa”, ha concluso Sznycer.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/donna-faccia-bullismo-fatica-2696408/
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