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Perchè si dice OK?

Scopriamo perchè diciamo OK. Quali sono le origini della parola più usata in tutto il mondo?

In un messaggio scritto con lo smartphone, in un dialogo tra amici o parenti, durante un evento sportivo: sono molteplici le occasioni in cui si è soliti pronunciare la parola Ok, nonostante non faccia parte del vocabolario italiano ma sia stata importata dall’estero. Alcuni si sono chiesti perché si dice Ok, qual è l’origine di quella che forse è la parola più diffusa nel linguaggio comune, tanto da aver superato anche l’alter ego italiano Sì, oppure parole come va bene, sono d’accordo, ecc.

Tra le tesi più accreditate c’entra anche un’elezione presidenziale avvenuta negli Stati Uniti d’America nella prima metà del XIX secolo.

L’origine di Ok: dall’elezione USA del 1840 alla Guerra di Secessione americana

La maggior parte dei linguisti concorda che la parola Ok derivi dall‘Old Kindershoot Club (O.K. Club), una delle associazioni che sosteneva la rielezione di Martin Van Buren a Presidente degli Stati Uniti d’America. Nel corso delle loro riunioni, i partecipanti dell‘Old Kindershoot Club erano soliti ripetere la parola Ok per ribadire come sarebbe andato tutto bene qualora Van Buren fosse stato riconfermato Presidente d’America.

Un’altra tesi su questo tema affonda le proprie radici ai tempi della Guerra di Secessione americana e, in particolare in ciò che i soldati scrivevano su una bandiera al termine della battaglia: la lettera K (Killed) preceduta dal numero dei combattenti deceduti oppure la parola OK (Zero Killed) se non erano state registrate vittime tra l’esercito.

Indiani d’America e Russia

Esisono poi altre due tesi prese in considerazione dai linguisti. La prima ha per protagonisti gli Indiani d’America, i quali erano soliti ripetere il termine Oke per indicare a qualcuno di essere d’accordo. La seconda va oltre i confini americani fino a raggiungere la Russia. Secondo alcuni esperti, infatti, la parola Ok potrebbe derivare da ochenʹ korosho, la parola utilizzata dagli scaricatori di porto russi della città di Odessa come conferma che le operazioni di carico merci si erano concluse nel migliore dei modi.

Torna, dunque, il concetto di “tutto bene” molto vicino al significato odierno della parola Ok. Per rafforzare quest’ultima tesi, altri studiosi citano la figura di Otis Kendall (persona realmente esistita), uomo che firmava con le sue iniziali il documento con cui si attestava la presenza di tutta la merce all’interno delle scatole arrivate nel porto di Odessa dalle navi straniere. L’acronimo di Otis Kendall è per l’appunto la parola Ok.

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