L’Oms mette in guardia le nazioni riguardo l’influenza aviaria, che si sta diffondendo tra i mammiferi e potrebbe attaccare l’uomo.
È allerta influenza aviaria. Negli ultimi mesi in Europa e in altre parti del mondo sono stati segnalati diversi casi di infezione non solo tra uccelli selvatici e pollame, ma anche tra alcune specie di mammiferi. La capacità di una variante del virus di diffondersi tra i mammiferi sta preoccupando l’Organizzazione mondiale della sanità e gli scienziati, in quanto è considerata rischiosa anche per gli umani. Se si diffondesse tra gli uomini, la variante del virus influenzale H5N1/HPAI potrebbe scatenare una potenziale nuova pandemia.
Influenza aviaria: l’Oms in allerta
Il virus dell’influenza aviaria è solitamente diffuso tra il pollame e gli uccelli selvatici, ma negli ultimi tempi si è diffuso anche tra i mammiferi, in particolare tra i visoni. Nel Regno Unito, dal 2021 ad oggi, sono stati segnalati 9 casi tra lontre, visoni e volpi. Nel mese di ottobre un’epidemia si è verificata tra i visoni, in una fattoria in Galizia, nel nord-ovest della Spagna, che ospitava oltre 50 mila animali. Ciò ha reso necessario l’abbattimento di diversi animali negli allevamenti e ha spinto le autorità sanitarie a intensificare i controlli.
Al momento non si ritiene che il virus possa costituire un immediato pericolo per gli esseri umani, tuttavia il rischio che nel tempo il virus sviluppi nuove capacità e possa trasmettersi più facilmente e fare il salto all’uomo, esiste. Pertanto gli esperti invitano a prestare attenzione.
Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha esortato tutte le nazioni a monitorare attentamente l’eventuale presenza di aviaria tra i mammiferi: “Nelle ultime settimane ci sono state diverse segnalazioni di casi di influenza aviaria tra i mammiferi come visoni, lontre, volpi e leoni marini che sono stati infettati con il virus H5N1. Per 25 anni si è diffuso ampiamente negli uccelli selvatici e nel pollame, ma il recente salto di specie ai mammiferi deve essere monitorato attentamente”, ha detto, ricordando che sono oltre 25 anni che il virus circola tra uccelli selvatici e pollame e raramente si è diffuso tra gli esseri umani, ma la situazione potrebbe cambiare: “Da quando H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996, abbiamo assistito solo a trasmissioni rare e non prolungate di H5N1 da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento dello status quo. Come sempre, si raccomanda di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali”, ha dichiarato.
L’Oms ha assicurato che tutti i casi di infezione da H5N1 che si verificano negli esseri umani saranno monitorati e ha sottolineato l’importanza di effettuare controlli costanti per scongiurare errori come è accaduto con il Covid. Bisogna “rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici, continuando a collaborare con i produttori per assicurarsi che, se necessario, le forniture di vaccini e antivirali siano disponibili per l’uso globale”, ha spiegato l’Organizzazione mondiale della sanità.
L’allarme di Bassetti
In Italia, al momento non risultano casi di aviaria tra i mammiferi, ma l’attenzione resta alta.
Dopo l’allarme lanciato dall’ Oms, sull’argomento è intervenuto anche il primario di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, rilasciando un’intervista all’Adnkronos Salute.
Bassetti ha spiegato che l’influenza aviaria ha infettato raramente gli umani, ma l’unica volta che si è verificato il salto nell’uomo, ha portato al 56% di mortalità, cioè un contagiato su due è morto. “Il Covid all’inizio, in epoca pre-vaccini, aveva l’1-2% di mortalità. Quindi siamo preoccupati di quello che accade negli animali, sono malattie che prima o poi arrivano nell’uomo. A questo proposito il ‘New York Times’ ha pubblicato un articolo sul fatto che una pandemia ancora più mortale potrebbe essere presto da noi“, ha dichiarato, aggiungendo che è necessario monitorare la situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro. “Non dobbiamo aspettare, ma investire in due cose: i vaccini attivi contro H5N1, già approvati dalla Fda americana e lavorare per essere pronti a produrne in grande quantità perché non possiamo aspettare 6 mesi per una produzione su larga scala. E anche sviluppare dei test per questo virus e farli a chi è a contatto con i volatili, continuando a testarli e capire se qualcosa non va. Investire poi su antivirali per averli pronti e avere delle scorte. L’obiettivo ultimo è quello di arrivare a un vaccino universale per H5N1, H3N2, H1N1 e anche Sars-CoV-2. Non è facile, ma abbiamo la tecnologia“, ha concluso.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/maschera-protezione-sars-paradenti-1954673/
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