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Brunetta e lo stop allo smart working: notizia falsa

Il neo ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha smentito l’annuncio dello stop allo smart working diffuso dai giornali nelle scorse ore: “dichiarazioni vecchie”.

Il neo ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha smentito l’annuncio dello stop allo smart working diffuso dai giornali nelle scorse ore: “dichiarazioni vecchie”.

Alcune dichiarazioni passate – riprese nelle ultime ore da diversi giornali e fatte passare come attuali – del neo ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, sullo smart working hanno generato polemica. Molte testate nazionali hanno infatti diffuso la notizia, lanciata dal Corriere della Sera, della fine dello smart working per tutti i dipendenti pubblici, con il conseguente rientro in ufficio, facendola passare come un annuncio del ministro appena entrato in carica. Tuttavia, la dichiarazione di Brunetta riportata è stata estrapolata da un’intervista da lui rilasciata quasi un anno fa.

A chiarirlo è stato lo stesso neo ministro che si è visto costretto ad intervenire per smentire la falsa notizia. Brunetta ha infatti spiegato che, dal suo insediamento, non ha rilasciato alcuna nuova intervista o dichiarazione.

La frase incriminata

La frase imputata a Brunetta risale ad un’intervista rilasciata a TgCom24 il 22 giugno 2020, quando i contagi da Covid-19 sembravano in regressione.

“Funzionano la Polizia, i Vigili del fuoco, i carabinieri, nel senso che vanno a lavorare e non ci sono i carabinieri in smart working, loro sono nelle loro automobili, fanno la pattuglie, quindi smettiamola per favore, si torni tutti a lavorare”, aveva dichiarato il neo ministro, invocando la riapertura di Comuni, tribunali e il ritorno in ufficio di tutti i dipendenti pubblici in smart working.

Renato Brunetta si difende: “nessuna nuova dichiarazione”

In sua difesa Renato Brunetta ha spiegato che le sue dichiarazioni, fatte passare per attuali, sono in realtà vecchie e apparse fuori contesto.

“Io non ho rilasciato alcuna intervista, a nessuno, come doveroso riserbo, in attesa del discorso programmatico del presidente del Consiglio Mario Draghi alle Camere del prossimo mercoledì al Senato e giovedì alla Camera con conseguente dibattito parlamentare e voto di fiducia”, ha commentato il neo ministro, dicendosi “sconcertato e dispiaciuto”. “Dal momento del giuramento, io non ho rilasciato alcuna intervista, né scritto alcun articolo. Nulla”, ha ribadito, concludendo: “Chi ha interesse ad avvelenare i pozzi? Chi vuole mettere già i bastoni tra le ruote a questo governo? Chi ha interesse a giocare con gli equivoci”.

Le scuse del Corriere della Sera a Brunetta

Le principali testate italiane che avevano ripreso la falsa notizia dello stop allo smart working hanno poi provveduto a rimuovere i propri articoli. Il Corriere della sera ha provveduto anche alla pubblicazione di un articolo di scuse al ministro, in cui si legge: “Per un disguido e un nostro errore di cui ci scusiamo con il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta e con i lettori, è andato online un articolo su una vecchia intervista dell’allora deputato Brunetta che riguardava un contesto completamente diverso in cui si pensava di poter tornare alla normalità”.

Smart working per i dipendenti pubblici: cosa cambia?

Dal momento che lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 30 aprile, anche lo smart working per i dipendenti pubblici è stato prolungato fino a tale data. Per il momento nulla cambia. Circa il 40% dei dipendenti della PA che attualmente sta lavorando da remoto, continuerà a lavorare da casa fino alla data stabilita.

Le cose potrebbero cambiare da maggio. Sarà compito del governo Draghi ora decidere se proseguire con il lavoro in modalità agile o tornare a lavorare in presenza.

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fonte immagine: https://www.facebook.com/renato.brunetta/photos/10157690466525671

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