Quando si parla di condizionatori e Covid-19 c’è sempre un po’ di confusione. Ecco quindi tutto quello che c’è da sapere per non correre rischi quando si decide di utilizzare un sistema di raffreddamento.
L’estate è ormai alle porte. Le prime giornate di caldo intenso hanno spinto migliaia di italiani ad andare al mare, approfittando della riapertura degli stabilimenti balneari in diverse regioni italiane. Non tutti, però, avranno la fortuna di andare al mare e godersi spensierate ore di sole su un comodo lettino. Molti continueranno infatti ad andare al lavoro oppure, con la rivoluzione dello smart working, lavoreranno da casa. Da qui la necessità di accendere i condizionatori per avere un po’ di refrigerio dalla calura estiva. La domanda è: i sistemi di raffreddamento dell’aria sono sicuri o possono causare la propagazione del coronavirus nelle abitazioni di chi li utilizza?
Le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità in merito a condizionatori e Covid-19
L’Istituto Superiore di Sanità ha individuato alcune regole da seguire durante la stagione estiva in riferimento all’uso dei condizionatori in ufficio o nelle abitazioni private. Resta sempre valida la regola secondo cui è fondamentale areare in maniera naturale gli ambienti dell’ufficio e della propria casa, al fine di facilitare il ricircolo dell’aria e diminuire la presenza di contaminanti ambientali. Come sottolinea l’Iss, ricambi dell’aria scarsi facilitano la trasmissione di agenti patogeni.
Secondo il documento stilato di recente, riveste una funzione importantissima il ricambio d’aria dall’esterno, provvedendo a una manutenzione regolare dell’impianto (tra cui la verifica dei sistemi di filtrazione, delle griglie e delle prese). Un’altra azione fortemente consigliata dall’Istituto Superiore di Sanità è l’eliminazione della funzione di ricircolo dell’aria, in particolare all’interno degli uffici, dove in genere gli ambienti non vengono arieggiati con frequenza.
Condizionatori e Covid-19: Il ruolo dell’umidità
Merita un capitolo a parte il ruolo dell’umidità. Gli esperti consigliano di mantenere il suo livello tra il 50 e 70 per cento, spiegando come percentuali più alte favoriscano la capacità di diffusione del virus e l’aumento delle dimensioni delle goccioline (droplets) tramite cui avviene il contagio. A questo proposito, viene specificato che il coronavirus sia sensibile esclusivamente a livelli molto elevati di umidità.
Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, invita le famiglie e chiunque abbia un’attività con il condizionatore, a direzionare le griglie esterne del condizionatore verso il soffitto. Al contrario, invece, bisogna evitare che il flusso dell’aria sia direzionato dall’alto verso il basso, in quanto esiste il rischio che i droplets siano inviati verso le persone stesse che abitano all’interno della casa, i lavoratori presenti in ufficio, i pazienti all’interno degli ospedali oppure i clienti di un ristorante.