Un gruppo di studiosi italiani ha scoperto il motivo per cui le persone che soffrono di fibrosi cistica sono protette dall’infezione che causa il Covid-19.
I pazienti con fibrosi cistica sono protetti dal Covid-19. A ribadirlo è uno studio condotto dalle Università di Verona e Ferrara, pubblicato recentemente sulla rivista Nature Communications.
Scoperto legame tra Covid e fibrosi cistica
Secondo uno studio italiano, condotto da un gruppo multidisciplinare di ricercatrici e ricercatori (tra cui diversi studiosi dell’Università di Ferrara: Valentina Gentili e Roberta Rizzo del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, Alessia Finotti, Monica Borgatti, Chiara Papi e Roberto Gambari del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie, Alessandro Rimessi e Paolo Pinton del Dipartimento di Scienze Mediche), coordinato da Marco Cipolli e Valentino Bezzerri del Centro Fibrosi Cistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, vi è un legame tra fibrosi cistica (la più diffusa tra le malattie genetiche) e Covid.
Gli studiosi – molti appartenenti al Centro di Ricerca sulle Terapie Innovative per la Fibrosi Cistica dell’Università di Ferrara, il cui Direttore è Giulio Cabrini – hanno identificato il motivo per cui le persone che soffrono di fibrosi cistica siano, di fatto, protette dall’infezione che causa il Covid-19. Il gruppo di ricerca ha infatti scoperto che il prodotto del gene CFTR, la cui mutazione causa la fibrosi cistica, regola l’ingresso del virus nelle cellule umane.
“Lo studio ha preso spunto dalla nostra sorprendente osservazione che i pazienti con fibrosi cistica, che producono livelli bassi o alterati della proteina CFTR funzionalmente carente, sono protetti contro l’infezione da SARS-CoV-2. Con questo studio siamo riusciti a dimostrare qual è il meccanismo molecolare da cui dipende tale fenomeno”, hanno dichiarato Marco Cipolli e Valentino Bezzerri, coordinatori dello studio.
“Abbiamo scoperto che la proteina chiave della fibrosi cistica, CFTR, è co-localizzata con il recettore-ACE2, responsabile dell’entrata di SARS-CoV-2 nelle cellule. Abbiamo dunque dimostrato come il gene CFTR regoli l’espressione e la localizzazione del recettore del virus SARS-CoV-2”, ha spiegato Bezzerri.
“Se il gene CFTR è espresso a bassi livelli o difettivo nella sua funzione, la localizzazione del recettore ACE2 viene completamente alterata”, hanno precisato Alessandro Rimessi e Paolo Pinton, autori delle analisi di microscopia a fluorescenza.
Questo meccanismo inibisce l’ingresso di SARS-CoV-2 nelle cellule e comporta una pesante interferenza con la replicazione del virus.
“Questi risultati suggeriscono un possibile ruolo per inibitori di CFTR come potenziali antivirali”, hanno spiegato Valentina Gentili e Roberta Rizzo.
“È questo il caso di una molecola che ‘mima’ l’attività del microRNA miR-145-5p, la cui capacità di reprimere l’espressione del gene CFTR era stata dimostrata da studi pregressi di Unife finanziati dalla Fondazione Fibrosi Cistica (FFC)”, hanno affermato gli studiosi Alessia Finotti, Chiara Papi, Monica Borgatti e Roberto Gambari.
Possibile sviluppo di protocolli terapeutici
In conclusione, i ricercatori dell’Università di Ferrara hanno chiarito che, “mimando l’attività del miR-145-5p con una specifica molecola”, sono “riusciti a sopprimere in modo molto efficiente la replicazione di SARS-CoV-2”.
Lo studio, pubblicato da Nature Communications, potrebbe rivelarsi importante anche per la ricerca traslazionale applicata allo sviluppo di possibili protocolli terapeutici poiché è stata individuata una nuova molecola in grado di bloccare l’infezione responsabile del Covid-19.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/analisi-biochimica-biologo-biologia-2030265/
Continua a leggere su atuttonotizie.it
Vuoi essere sempre aggiornato e ricevere le principali notizie del giorno? Iscriviti alla nostra Newsletter