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Covid, Oms: la fine della pandemia è vicina

La fine della pandemia di Covid è quasi vicina, ma non bisogna fermarsi nella lotta al virus. Lo ha detto il direttore generale dell’Oms.

La fine della pandemia di Covid è quasi vicina, ma non bisogna fermarsi nella lotta al virus. Lo ha detto il direttore generale dell’Oms.

La fine della pandemia di Covid-19 è vicina. A dirlo, durante la 72esima Sessione dell’Oms Europa in corso a Tel Aviv – che ha visto impegnati i ministri della salute e gli esperti di salute pubblica di alto livello di tutti i 53 Stati membri della regione europea dell’OMS – è stato il direttore generale dell’agenzia Onu per la salute Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Covid, il direttore generale dell’Oms: la fine della pandemia è vicina

Nel corso della conferenza stampa della 72esima Sessione dell’Oms Europa a Tel Aviv, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riferito che la scorsa settimana il numero di decessi settimanali dovuti al Covid ha raggiunto in tutto il mondo il livello più basso da marzo 2020. I numeri sono confortanti anche se il coronavirus rappresenta ancora una “acuta emergenza globale”. Durante i primi otto mesi del 2022, a causa del Covid-19, sono morte più di 1 milione di persone.

“Non siamo mai stati in una posizione migliore per porre fine alla pandemia. Non ci siamo ancora, ma la fine è a portata di mano”, ha detto Ghebreyesus. “Un maratoneta però non si ferma quando vede il traguardo: corre più forte, con tutta l’energia che gli resta. Anche noi dobbiamo farlo. Siamo in una posizione vincente”, ha aggiunto usando una metafora. L’invito è a non fermarsi nella lotta al virus: “Ora è il momento peggiore per smettere di correre”, ha detto Ghebreyesus chiedendo un ultimo sforzo. “Ora è il momento di correre più forte e assicurarci di superare il nastro del ‘finish’ e raccogliere i frutti di tutto il nostro duro lavoro. Se non cogliamo questa opportunità ora, corriamo il rischio di più varianti, più morti, più interruzioni interruzioni di attività e più incertezza. Quindi cogliamo questa opportunità”, ha concluso.

L’impegno dell’Oms durante la pandemia

Nel corso del suo intervento, il direttore generale dell’Oms ha anche ricordato lo sforzo costante dell’Organizzazione mondiale della salute durante tutte le fasi della pandemia. “Dalla vigilia di Capodanno 2019 – e da allora ogni giorno – l’Oms ha lavorato senza sosta per avvertire il mondo e per fornire ovunque alle persone gli strumenti necessari per rimanere al sicuro, per salvare vite e mantenere le società funzionanti”, ha detto. “Abbiamo aiutato i Paesi a costruire impianti di ossigeno e centri di trattamento. Abbiamo spedito milioni di mascherine, camici, test, vaccini e altro ancora nei Paesi che ne avevano bisogno, in tutto il mondo”, ha proseguito.

“Medici, infermieri e operatori sanitari si sono affidati alle linee guida dell’Oms per proteggersi e curare i propri pazienti. Abbiamo consigliato ai Governi come trovare il giusto mix di misure di salute pubblica. Con i nostri partner in Covax (la piattaforma che punta a garantire ampio accesso ai vaccini Covid anche nelle aree a basso e medio reddito del mondo), abbiamo consegnato più di 1,7 miliardi di dosi di vaccino in tutto il pianeta e i Paesi poveri si sono affidati a noi per tre quarti delle loro dosi di vaccino”, ha rammentato il Direttore generale dell’agenzia Onu per la salute.

“Ora stiamo supportando le realtà a basso e medio reddito nell’obiettivo di sviluppare la propria capacità produttiva di vaccini. E infine abbiamo aiutato i Paesi a mantenere i sistemi e i servizi sanitari in attività anche sotto pressione”, ha continuato.

Infine, Ghebreyesus ha sottolineato l’impegno dell’Oms nella lotta alla disinformazione: “Ogni giorno continuiamo a riunire gli esperti per condividere le ultime conoscenze scientifiche, monitorare i trend, analizzare le evidenze e dare raccomandazioni. Questo è ciò che continueremo a fare fino a quando la pandemia di Covid-19 non sarà davvero finita. Possiamo porvi fine insieme, ma solo se tutti i Paesi, i produttori, le comunità e le persone si faranno avanti e coglieranno questa opportunità”.

Long Covid, le parole di Kluge

Durante la 72esima Sessione dell’Oms sono stati resi noti anche i casi di persone in Europa (17 milioni) che hanno dovuto fare i conti con il Long Covid. Secondo gli esperti, questi soggetti dovranno probabilmente convivere con questi effetti per molti anni a venire.

“I modelli indicano un sorprendente aumento del 307% dei nuovi casi di Long Covid nel periodo tra il 2020 e il 2021, indotto dal rapido aumento dei casi confermati di infezione dalla fine del 2020 e per tutto il 2021”, ha detto il Direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Henri P. Kluge.

 Secondo i dati, il rischio di Long Covid “aumenta drammaticamente tra i casi gravi di infezione che necessitano di ricovero, con 1 donna su 3 e 1 maschio su 5 che possono sviluppare la malattia a lungo”. “Anche se c’è ancora molto da imparare sul Long Covid, in particolare su come si presenta nelle popolazioni vaccinate rispetto a quelle non vaccinate e come influisce sulle re-infezioni, questi dati evidenziano l’urgente necessità di ulteriori analisi, più investimenti, più sostegno e più solidarietà con coloro che soffrono di questa condizione”, ha dichiarato Kluge.

“Milioni di persone nella nostra regione, a cavallo tra Europa e Asia centrale, soffrono di sintomi debilitanti molti mesi dopo la loro iniziale infezione da covid. Non possono continuare a soffrire in silenzio”, ha aggiunto il Direttore regionale dell’Oms per l’Europa, invitando i governi e i partner sanitari a “collaborare per trovare soluzioni basate su ricerche e prove”.

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