Torna alta l’allerta in Italia per la nuova crescita dei contagi di Covid. Cinque regioni rischiano il ritorno in zona gialla. Ecco quali.
Continuano a crescere i contagi in Italia e cinque regioni sono a rischio zona gialla. Si tratta di Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Valle d’Aosta, Veneto e Provincia di Bolzano. Il passaggio in giallo potrebbe avvenire già dalla settimana prossima per il Friuli, a seguito del nuovo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute (Iss). Si prevede tuttavia un ulteriore crescita della curva dei contagi che a dicembre potrebbe costringere anche altre regioni a passare in zona gialla.
Covid, le regioni a rischio zona gialla
I contagi da Covid continuano a salire in Italia, come conferma anche il bollettino quotidiano. Nella giornata di lunedì 15 novembre si sono registrati 5.144 positivi e il tasso di positività è schizzato al 2,1%, mai così alto da due mesi, considerato anche che il lunedì generalmente si processano pochi tamponi. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Veneto: 712, seguito da Emilia Romagna (651), Lazio (595), Campania (525), Lombardia (506), Sicilia (442). L’Associazione Italiana di Epidemiologia parla di “una situazione epidemica in grave peggioramento”.
Sotto osservazione, in particolare, ci sono cinque regioni che rischiano la zona gialla: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Provincia di Bolzano, Liguria e Valle d’Aosta. In questi cinque territori infatti si potrebbe superare il livello di guardia di 250 positivi su 100 mila abitanti. In altre otto regioni il contagio accelererebbe fino a 150 positivi su 100 mila abitanti: oggi la media nazionale è 78.
Secondo le previsioni, il Friuli-Venezia Giulia potrebbe passare in zona gialla già lunedì 22 novembre. In questa regione infatti l’incidenza settimanale di casi è già a quota 233 e i letti occupati sono oltre la soglia di allarme in intensiva (11%) e pericolosamente vicini al livello di guardia negli altri reparti (13%). Per il Veneto e la Provincia di Bolzano il passaggio in giallo potrebbe arrivare il lunedì successivo, 29 novembre. In Alto Adige l’incidenza settimanale ha addirittura superato quota 300 e negli ultimi giorni sono salite le percentuali di ricoverati Covid, raggiungendo l’8% in intensiva e il 13% in area medica. Il Veneto è la terza regione per incidenza settimanale (115,3) con percentuali di posti letto occupati ancora sotto soglia (6% in rianimazione, 4% in area medica).
Anche Liguria e Valle d’Aosta rientrano tra le regioni a rischio zona gialla, ma per ora non fanno registrare pazienti ricoverati in terapia intensiva. Nella settimana dall’8 al 14 novembre in Liguria si è registrata un’incidenza di casi pari a 87,49 casi ogni 100mila abitanti. Le rianimazioni sono in crescita al 4% e i reparti ordinari risultano riempiti al 6%. Stando al report dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, la Regione potrebbe dunque passare in giallo tra due settimane. “Non si può escludere, dipenderà da noi, dalla nostra serietà, da quanto ci vaccineremo, da come ci comporteremo”, ha dichiarato il governatore Giovanni Toti al Corriere della Sera.
Sempre stando a quanto riporta l’Associazione degli epidemiologi, nell’ultima settimana, la Valle D’Aosta è stata la Regione con il maggiore aumento di contagi su base settimanale, facendo registrare un aumento del 163% contro un incremento medio nazionale del 42%. L’incidenza settimanale è stata di 90,38 casi ogni 100mila abitanti. Le previsioni dicono che l’incidenza regionale potrebbe arrivare sopra i 250 per centomila abitanti tra due settimane. Sono tuttavia sotto controllo gli altri valori. Non si registra nessun ricovero in rianimazione, e la percentuale dei reparti ordinari occupati è dell’11%.
I numeri emersi dal report dell’Associazione degli epidemiologi un anno fa sarebbero costati la zona rossa a queste regioni, ma con le nuove regole e il calo dei ricoveri grazie ai vaccini, al momento questo rischio è scongiurato.
Appare tuttavia molto preoccupato il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha dichiarato: “Passeremo anche in zona rossa se non si fermano i contagi, siamo preoccupati per questo incremento lento e inesorabile. Per fortuna gli ospedali non sono pieni grazie ai vaccini. Ma nel giro di due settimane, stando alle proiezioni, rischiamo di avere cento persone in intensiva”.
Preoccupa la crescita dei ricoveri anche nelle Marche, dove l’8% di letti risulta già occupato da malati Covid in terapia intensiva e il 6% negli altri reparti.
“Abbiamo una riserva di altri 25 posti in terapia intensiva che possiamo attivare, nel caso i ricoveri aumentassero, e siamo pronti anche con gli anticorpi monoclonali per evitare le ospedalizzazioni. Intanto è indispensabile curare anche le altre acuzie”, ha però rassicurato Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità delle Marche.
Allerta anche per il Lazio, che ha già riempito il 7% dei letti in rianimazione e il 9 % in area medica, ma può contare su una robusta rete ospedaliera.
Ritorno alle restrizioni
Il ritorno in zona gialla o, peggio, arancione, per alcune regioni significherà ripristinare alcune restrizioni: mascherine all’aperto e limite di 4 commensali a tavola nei locali, nel primo caso e chiusure, nel secondo.
A tal proposito ha espresso preoccupazione il presidente del Friuli Massimiliano Fedriga: “Siamo a un passo dalla zona gialla. Il passaggio alla zona arancione sarebbe drammatico: è una cosa che non possiamo far pagare a quanti si sono disciplinatamente vaccinati”.
Ricordiamo che i parametri che determinano il cambio di colore sono: l’incidenza superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti, l’occupazione delle terapie intensive superiore al 10% e l’occupazione dei reparti ordinari e superiore al 15%. Se si raggiungono tutti questi indicatori contemporaneamente scatta la zona gialla.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/persone-camminare-mascherina-folla-5828891/
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