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Covid, si va verso l’obbligatorietà del vaccino
In Italia si va verso l’estensione dell’obbligo del vaccino per tutti. Non lasciano spazio a dubbi le dichiarazioni del premier Mario Draghi. Sì anche alla terza dose.
In Italia si va verso l’estensione dell’obbligo del vaccino anti-Covid per tutti. Non lasciano spazio a dubbi le dichiarazioni del premier Mario Draghi. Sì anche alla terza dose.
Ieri, nella prima conferenza stampa dopo la pausa estiva, il premier Mario Draghi si è detto convinto della necessità di introdurre l’obbligatorietà del vaccino contro il Covid e favorevole alla terza dose. Ecco cosa ha detto e cosa pensano alcuni giuristi e esperti.
Le parole del presidente Draghi
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, con i ministri Enrico Giovannini (Infrastrutture e Mobilità sostenibili), Patrizio Bianchi (Istruzione), Roberto Speranza (Salute) e Maria Stella Gelmini (Affari Regionali) ha tenuto ieri una conferenza stampa sulla ripresa dell’attività del Governo e ha, prima di tutto, fatto il punto sulla campagna vaccinale in Italia, aprendo all’estensione dell’obbligatorietà del vaccino anti-Covid. “La campagna procede spedita, verso la fine di settembre sarà vaccinato l’80% della popolazione, già oggi siamo al 70% completamente vaccinato”, ha detto il premier in apertura. “Voglio esprimere solidarietà piena a tutti coloro che sono stati oggetto di violenza da parte dei no vax, una violenza particolarmente odiosa e vigliacca quando fatta nei confronti di chi fa formazione e di chi è in prima linea a combattere la pandemia”, ha poi aggiunto.
“La campagna vaccinale – ha proseguito Draghi – è stata abbracciata con grande entusiasmo dai giovani, l’adesione massiccia dei giovani e la copertura estesa a livello nazionale ci permette di affrontare con una certa tranquillità e con minore incertezza dell’anno scorso l’apertura delle scuole. La scuola in presenza è sempre stata una priorità”.
Ad una domanda su obbligatorietà del vaccino e terza dose il presidente del consiglio ha risposto con due secchi “sì”.
Anche il ministro della Salute Roberto Speranza condivide la posizione di Draghi.
Si va dunque verso l’obbligatorietà del vaccino. L’obbligo scatterà nel momento in cui Ema e Aifa dichiareranno che il farmaco non è più emergenziale, ma ordinario.
Sul green pass il premier si è così espresso: “L’applicazione del green pass mi pare stia andando bene. Sui trasporti ci saranno sempre dei casi di foto di mezzi pieni, ma in generale la preparazione è stata ben fatta”. Sull’estensione della validità del certificato verde, Draghi ha detto: “Ne stiamo discutendo con il ministro Speranza, l’orientamento è sì, andrà esteso, per decidere quali passi, quali settori, ci sarà una cabina di regia come per altro è stato chiesto dal senatore Salvini, ma sì l’orientamento è quello”.
Covid: è possibile introdurre l’obbligatorietà del vaccino?
Dopo le intenzioni del Governo espresse da Mario Draghi ci si è chiesti se l’obbligatorietà del vaccino sia realmente attuabile. Molti giuristi sono convinti che questa possibilità possa concretizzarsi attraverso una legge ad hoc sulla base dei dettami costituzionali.
Come ha spiegato all’Ansa il giurista Amedeo Santosuosso, professore di Diritto, scienza e nuove tecnologie all’Università di Pavia, si tratta di una strada “fattibile in tempi brevi, attraverso una legge che rispetterebbe tutti i crismi di costituzionalità”.
Il giurista ha sottolineato che l’articolo 32 della Costituzione italiana “prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge, determinando così un obbligo generale per i cittadini. Una legge di questo tipo sarebbe giustificata dai benefici documentati che il trattamento, in questo caso il vaccino, porterebbe alla comunità e ai singoli”.
Inoltre, Amedeo Santosuosso ha aggiunto che gli studi scientifici “dimostrano gli effetti positivi dei vaccini. E un requisito alla base di una legge che prevede l’obbligo per un trattamento sanitario è proprio la vantaggiosità per la comunità e anche per i singoli individui. Ci sarebbero dunque tutti i requisiti per una legge di questo tipo”.
In merito ai tempi di attuazione il giurista ha risposto che “questi dipendono dal Parlamento. In questo caso si tratta di una questione politica più che giuridica”. “E’ comunque possibile, anche in mancanza di una legge nazionale, procedere a obblighi vaccinali specifici per singole categorie lavorative”, ha concluso.
Altri esperti ritengono invece più opportuno un obbligo solo per categorie specifiche e non per tutti, come ad esempio Amerigo Cicchetti, direttore di Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma, il quale spiega che l’obbligo è una “strada segnata, per l’Italia come per le altre nazioni, al fine di bloccare l’epidemia. A mio parere è una strada percorribile senza particolari problemi giuridici, ma ritengo che l’obbligatorietà vada prevista non per tutti ma per categorie precise”. Tra le categorie Cicchetti include: “scuola e università, PA a contatto col pubblico e trasporti”. Secondo Cicchetti, per le altre categorie “i rischi si possono ridurre ricorrendo al Green Pass e allo smart-working”.
Secondo l’immunologo e componente del Comitato tecnico-scientifico Sergio Abrignani, l’obbligo è giusto, ma sarebbe più facile se indiretto: “Il miglior modo per contenere una pandemia è vaccinare tutti o quasi, e per farlo serve una sorta di obbligo. Se è tecnicamente difficile fare un obbligo assoluto, ci si può arrivare con un obbligo indiretto, molto forte e sostanziale, ad esempio attraverso un Green Pass quasi totalizzante”, ha detto.
Il virologo Fabrizio Pregliasco propende invece per un obbligo “universale” per tutta la popolazione vaccinabile, prevedendo l’utilizzo dei servizi già presenti sul territorio, con la collaborazione dei medici di base. “Dopo l’ultimo vaccino obbligatorio introdotto in Italia negli anni ’90 contro l’epatite b, l’esempio più recente risale alla legge del 2017 dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha introdotto un obbligo vaccinale per la frequenza scolastica limitatamente ai vaccini dei primi anni di vita, come quello contro tetano, difterite, morbillo. Un obbligo che ha portato a ottimi risultati con un forte aumento delle vaccinazioni tra i bambini”, hanno detto Abrignani e Pregliasco.
Attualmente nel nostro Paese, l’obbligo vaccinale è previsto per medici e personale sanitario. Obbligo che ha già fatto scattare le sospensioni dei camici bianchi non vaccinati. Per gli insegnanti e il personale scolastico è invece al momento previsto solo l’obbligo del green pass.
Sì alla terza dose
Il sì all’obbligo vaccinale e alla terza dose del presidente del Consiglio Mario Draghi hanno suscitato diverse reazioni fra i politici e i medici e, più in generale, nella popolazione fra favorevoli e contrari.
Per ora si continua con l’estensione della platea a cui è richiesto il green pass obbligatorio e potrebbe essere il turno dei dipendenti della Pubblica amministrazione, per i quali l’obbligo potrebbe scattare già da ottobre. Le terze dosi cominceranno già entro settembre, partendo da chi ha avuto una risposta immunitaria peggiore, come ha spiegato il ministro Speranza: “C’è un confronto in corso ma si arriverà a questa scelta, si comincerà già nel mese di settembre e si partirà dalle persone che hanno una risposta immunitaria molto fragile”.
Si attendono dunque chiarimenti nelle prossime settimane su chi, come e quando si dovrà presentare per ricevere la terza dose di vaccino anti-Covid.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/illustrations/vaccinare-coronavirus-corona-virus-4833616/
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Nessuna prova di razzismo a Juan Jesus: Acerbi assolto
Il giocatore dell’Inter Acerbi assolto
Nel mondo dello sport, ogni tanto emergono controversie che scuotono gli appassionati e la comunità sportiva nel suo complesso. Una di queste situazioni si è verificata recentemente nel calcio italiano, coinvolgendo due giocatori di spicco: Juan Jesus del Napoli e Francesco Acerbi dell’Inter. La controversia è stata generata da presunte accuse di comportamento razzista da parte di Acerbi nei confronti di Juan Jesus durante un incontro sul campo. Tuttavia, dopo un’attenta indagine, nessuna prova di razzismo a Juan Jesus: Acerbi assolto. Le autorità sottolineano la mancanza di prove concrete a sostegno delle accuse.
Questa vicenda ha suscitato grande interesse e dibattito nell’ambito del calcio italiano e internazionale, con molti media che hanno seguito da vicino lo sviluppo della situazione. Tuttavia, è importante analizzare i fatti in modo obiettivo e approfondito, evitando di lasciarsi trascinare da speculazioni e rumor. In questo articolo, esamineremo attentamente gli eventi che hanno portato a questa controversia, analizzando le prove disponibili e le conclusioni delle autorità competenti.
Il diverbio
La vicenda ha avuto origine durante un match di alto profilo tra Napoli e Inter, due delle squadre più importanti della Serie A italiana. Durante la partita, si è verificato un alterco tra Juan Jesus e Francesco Acerbi, che ha attirato l’attenzione degli spettatori e dei media. In seguito alla partita, sono emerse voci secondo cui Acerbi avrebbe rivolto insulti razzisti a Juan Jesus durante l’incontro. Queste accuse hanno immediatamente scatenato una forte reazione da parte dell’opinione pubblica e dei dirigenti sportivi, che hanno chiesto un’indagine approfondita sull’incidente.
Le autorità competenti hanno avviato un’indagine immediata per fare chiarezza sulla situazione. Sono stati interpellati arbitri, giocatori e testimoni oculari presenti durante la partita al fine di raccogliere prove e testimonianze utili per stabilire la verità. Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, non è emerso alcun elemento che confermasse le accuse di comportamento razzista da parte di Acerbi. Le testimonianze raccolte non hanno fornito alcun riscontro sostanziale alle accuse, e le immagini delle telecamere presenti allo stadio non hanno rilevato comportamenti sospetti o discriminatori da parte del giocatore dell’Inter.
Mancanza di prove concrete
Di fronte alla mancanza di prove concrete, le autorità incaricate dell’indagine hanno concluso che non vi erano elementi sufficienti per sostenere le accuse di razzismo nei confronti di Acerbi. Questa decisione ha sollevato un sospiro di sollievo tra i sostenitori dell’Inter e ha posto fine alla speculazione mediatica che aveva circondato l’incidente. Tuttavia, è importante sottolineare che la questione del razzismo nello sport resta un tema di grande importanza e sensibilità, e deve essere affrontato con la massima serietà e determinazione.
La controversia tra Juan Jesus e Francesco Acerbi ha messo in luce l’importanza di affrontare le questioni legate al razzismo nello sport con una mentalità aperta e inclusiva. Sebbene in questo caso specifico non siano emerse prove di comportamento razzista, è fondamentale rimanere vigili e pronti a intervenire ogni volta che si verificano episodi di discriminazione o intolleranza. Le squadre, le istituzioni sportive e gli organi preposti devono lavorare insieme per promuovere un ambiente di gioco sano e rispettoso, in cui ogni giocatore si senta al sicuro e rispettato.
Sport e razzismo
La vicenda che ha coinvolto Juan Jesus e Francesco Acerbi ha evidenziato l’importanza di affrontare le questioni legate al razzismo nello sport con responsabilità e determinazione. Sebbene le accuse di comportamento razzista nei confronti di Acerbi siano state respinte per mancanza di prove, questo episodio ci ricorda che il lavoro per combattere il razzismo nello sport è tutt’altro che concluso. È fondamentale continuare a sensibilizzare giocatori, tifosi e dirigenti sulle conseguenze negative del razzismo e lavorare insieme per creare un ambiente di gioco inclusivo e rispettoso per tutti. Solo così possiamo assicurare che lo sport rimanga un veicolo di unità e integrazione, capace di superare le barriere culturali e promuovere valori universali di solidarietà e tolleranza.
[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/martelletto-giustizia-giudice-7499911/]
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Crolla il ponte di Baltimora per un’urto con una nave cargo
Il recente crollo del ponte a Baltimora ha scosso gli Stati Uniti, suscitando preoccupazione e interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture. L’incidente è stato causato dall’urto di una nave cargo, che ha portato al cedimento del ponte, generando conseguenze disastrose. In questo articolo, esploreremo gli eventi che hanno portato a questa tragedia, le sue implicazioni e le misure necessarie per prevenire simili incidenti in futuro.
La Cronaca dell’Incidente
La città di Baltimora è stata scossa da un evento tragico quando un ponte importante è crollato dopo essere stato colpito da una nave cargo. L’incidente ha avuto luogo durante le operazioni di navigazione della nave nel porto di Baltimora. Secondo i rapporti preliminari, la nave ha perso il controllo a causa di condizioni meteorologiche avverse o guasti tecnici, finendo per urtare violentemente contro il pilone centrale del ponte.
Le immagini e i video dell’incidente hanno rapidamente fatto il giro dei media e dei social media, mostrando la devastazione causata dal crollo del ponte e l’impatto sulla circolazione stradale e marittima della zona. Le autorità locali hanno prontamente avviato operazioni di soccorso e recupero, ma il bilancio delle vittime è risultato tragico, con numerose persone ferite e alcune purtroppo decedute.
Le Cause dell’Incidente
Le indagini sull’incidente sono ancora in corso, ma finora sembra che una combinazione di fattori abbia contribuito alla tragedia. Le condizioni meteorologiche avverse potrebbero aver compromesso la visibilità e la manovrabilità della nave, mentre guasti tecnici o errori umani potrebbero aver aggravato la situazione. È chiaro che la sicurezza delle infrastrutture e delle operazioni marittime deve essere rafforzata per evitare che simili incidenti si ripetano in futuro.
Implicazioni e Conseguenze
L’urto della nave cargo e il conseguente crollo del ponte hanno avuto una serie di conseguenze immediate e a lungo termine. Oltre alle perdite umane e ai danni materiali, l’incidente ha interrotto la circolazione stradale e marittima nella zona, con ripercussioni sul trasporto di merci e sulle attività economiche locali. Inoltre, ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza delle infrastrutture in tutta la nazione, mettendo in evidenza la necessità di un’attenta manutenzione e supervisione.
Misure di Prevenzione e Sicurezza
Per prevenire futuri incidenti simili, è fondamentale adottare misure efficaci di prevenzione e sicurezza. Queste possono includere controlli più rigorosi sulle condizioni delle navi e delle infrastrutture portuali, la formazione adeguata degli equipaggi e l’implementazione di tecnologie avanzate per monitorare e gestire il traffico marittimo. Inoltre, è essenziale migliorare la manutenzione e il monitoraggio delle infrastrutture esistenti per garantire la loro sicurezza e integrità a lungo termine.
L’incidente del crollo del ponte a Baltimora è stato un evento tragico che ha messo in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture e la necessità di rafforzare le misure di sicurezza e prevenzione. È fondamentale che le autorità locali e nazionali agiscano prontamente per implementare le raccomandazioni emerse dalle indagini sull’incidente e per garantire la sicurezza delle infrastrutture e delle operazioni marittime in tutto il paese. Solo attraverso un impegno congiunto e un investimento continuo nella sicurezza delle infrastrutture possiamo evitare tragedie simili e proteggere le vite e le proprietà dei nostri cittadini.
[fonte immagine: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/usa-ponte-baltimora-crolla-schianto-nave_79670268-202402k.shtml]
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Cosa succede se si affida un satellite all’intelligenza artificiale?
Nel vasto regno dello spazio, l’unione tra la tecnologia spaziale e l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove frontiere e offrendo soluzioni innovative. Uno degli sviluppi più significativi di questa convergenza è l’affidamento di satelliti all’intelligenza artificiale (IA). Cosa succede se si affida un satellite all’intelligenza artificiale?
Il matrimonio tra spazio e IA
Gli satelliti sono stati a lungo strumenti vitali per esplorare e comprendere lo spazio, oltre che per fornire servizi essenziali sulla Terra, come la comunicazione, la navigazione e l’osservazione della Terra. Tuttavia, i tradizionali satelliti sono stati progettati con sistemi di controllo e monitoraggio umani. Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale offre la capacità di elaborare enormi quantità di dati in tempo reale, di apprendere da essi e di prendere decisioni autonome. Applicata ai satelliti, l’IA consente una maggiore autonomia operativa, riducendo la dipendenza dai comandi umani e consentendo una risposta più rapida agli eventi in tempo reale.
Applicazioni dei satelliti con intelligenza artificiale
1. Osservazione della Terra: Gli satelliti dotati di IA possono analizzare i dati raccolti dalle immagini satellitari per rilevare cambiamenti ambientali, monitorare il clima, identificare fenomeni naturali e fornire informazioni cruciali per la gestione delle risorse naturali e la mitigazione dei disastri.
2. Navigazione spaziale: L’IA può ottimizzare le rotte dei satelliti per massimizzare l’efficienza energetica e ridurre il rischio di collisioni nello spazio congestionato.
3. Comunicazioni: L’IA può migliorare la gestione delle reti satellitari, ottimizzando la distribuzione delle risorse e garantendo una connettività affidabile anche nelle condizioni più sfavorevoli.
4. Esplorazione spaziale: L’intelligenza artificiale può consentire ai satelliti di adattarsi e reagire autonomamente alle condizioni ambientali in esplorazioni oltre il nostro sistema solare, rendendo possibili missioni più complesse e ambiziose.
Vantaggi dell’IA nei satelliti
– Riduzione dei costi: Con l’IA, i satelliti possono operare in modo più efficiente, riducendo la necessità di costose missioni di manutenzione e aggiornamento.
– Risposta rapida: Grazie alla capacità di elaborazione in tempo reale, i satelliti con IA possono rilevare e rispondere agli eventi quasi istantaneamente, consentendo una migliore gestione delle emergenze e delle crisi.
– Miglioramento delle prestazioni: L’IA può ottimizzare le operazioni dei satelliti, migliorando la precisione delle misurazioni e l’affidabilità dei servizi forniti.
Sfide e considerazioni etiche
Nonostante i numerosi vantaggi, l’affidamento di satelliti all’intelligenza artificiale solleva anche alcune sfide e preoccupazioni:
– Affidabilità: L’affidabilità dei sistemi basati sull’IA è ancora soggetta a questioni di sicurezza e robustezza. Un malfunzionamento dell’IA potrebbe avere gravi conseguenze.
– Privacy e sicurezza: L’uso dell’IA nei satelliti potrebbe sollevare preoccupazioni riguardo alla privacy e alla sicurezza dei dati, specialmente quando si tratta di immagini satellitari ad alta risoluzione.
– Responsabilità: Chi è responsabile in caso di errori o danni causati da decisioni autonome prese dall’IA a bordo dei satelliti? Questa è una domanda importante che richiede una risposta chiara.
Affidare un satellite all’intelligenza artificiale apre un mondo di possibilità nel campo dell’esplorazione spaziale, delle telecomunicazioni e dell’osservazione della Terra. Tuttavia, è fondamentale affrontare le sfide tecniche, etiche e legali associate a questa convergenza. Con una corretta gestione e un’attenta considerazione degli impatti, l’IA potrebbe trasformare radicalmente il settore spaziale, portando a nuove scoperte e benefici per l’umanità.
[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/terra-spazio-satelliti-monitoraggio-79533/]
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vittorio rizzoli
4 Settembre 2021 at 16:42
ho un contezioso sciocco ma è una questione di principio una banale multa per eccesso di velocità di 1 km in più, del 2019. La stessa ni è stata notificata in pec che c’è l’ho, ma è di una mia piccola azienda agricola che DEVE avere chi ha una partita IVA attiva,r che ho è ho dimostrato era gestita da associazione agricola e solo da un mese anche da me ovvio che la multa è stata pagata ma in ritardo di una decina di giorni. La notifica in questi casi è FACOLTATIVA, ma in comune di Legnago non conoscono la lingua italiana nemmeno non solo protocollo ma nemmeno all’ufficio contenzioso, Piuttosto che pagare non mi vaccino, 79 anni sono già passati. Se Covid arriva prima del sequestro gli beffo!