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Fake news: l’IA peggiora la nostra disinformazione

L’intelligenza artificiale (IA) potrebbe alimentare la diffusione di fake news e favorire dunque l disinformazione. Lo dice uno studio.

Gli strumenti di intelligenza artificiale possono essere vantaggiosi, ma allo stesso tempo costituire un “pericolo“. Possono, ad esempio, peggiorare la disinformazione e alimentare le fake news. A dirlo è uno studio dell’Università di Berkeley, in California, che mette in guardia dall’utilizzo di intelligenze artificiali generative in quanto rischiano di distorcere sempre di più la realtà, e propone un modo per evitarlo.

Fake news: l’intelligenza artificiale aumenta il rischio?

Con l’avvento dell’intelligenza artificiale vi è il rischio che le fake news – già ampiamente diffuse sul web – crescano, e che l’uso di software quali ChatGPT, Dall-E, Bing AI, Bard e simili – che si nutrono delle informazioni che trovano in rete – acuiscano la disinformazione. Per questo motivo l’Unione Europea si sta muovendo con ampio anticipo per redigere una normativa anti-fake news in vista delle elezioni comunitarie del prossimo anno.

Lo studio

Nel frattempo, uno studio dell’Università di Berkeley, in California, desta l’attenzione proprio su questo particolare aspetto dell’utilizzo di intelligenze artificiali generative, e su come possano avvalorare false credenze in soggetti che indirizzano le proprie ricerche partendo da presupposti sbagliati.

I ricercatori invitano a non fidarsi troppo di software di questo tipo che, di base, cercano informazioni nel web per rispondere alle nostre domande. Nella maggior parte dei casi, l’utente tende a fidarsi delle risposte perchè percepisce questa nuova tecnologia come intelligente e competente, ovvero così come viene presentata al mondo. Molti danno per scontato che le intelligenze artificiali scartino a priori le fake news per fornirci una risposta veritiera. Tuttavia, non sempre questo accade, soprattutto nel caso in cui si parte da convinzioni di base errate. In questo modo si rischia che le informazioni false e gli stereotipi negativi si diffondano ancora di più.

Gli studiosi hanno evidenziato anche un altro fenomeno preoccupante, ovvero il fatto che quando si riceve una risposta dall’IA, si è molto meno inclini a cambiare idea. Ciò fa sì che le conoscenze si radicalizzino, soprattutto in quegli utenti appartenenti alle classi sociali emarginate e con un tasso d’istruzione inferiore, che risultano essere più propensi a credere alle fake news e alla disinformazione.

Come risolvere il problema?

I ricercatori sono convinti che implementando nelle IA una componente psicologica, rendendo quindi meno nette le risposte, e aggiungendo un sistema di valutazione da parte di utenti “esperti” dei vari argomenti, la qualità dei risultati migliorerebbe. Ad ogni modo, alla base di tutto resta l’educazione del pubblico da parte dei responsabili politici e degli scienziati. Conta anche il ruolo dei mezzi d’informazione, che dovrebbero fornire indicazioni realistiche su questa nuova tecnologia, in modo che non venga percepita come infallibile.

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/impostore-notizia-media-2355686/]

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