Il lockdown crea moltissimi disagi, soprattutto per i single, così da Bruxelles arriva una novità per sconfiggere la solitudine
Il compagno di coccole, alleato di affetti nel lockdown
Il Belgio istituisce il “knuffelcontac“, letteralmente un compagno di coccole. Bruxelles sta affrontando uno dei lockdown più restrittivi d’Europa e per dare conforto a chi è solo, costretto a lavorare anche da casa, ha concesso l’incontro con un compagno di coccole. Non si tratta di altro se non di una persona vicina, che si può convocare per trascorrere del tempo insieme. Tutti possono avere uno knuffelcontac, ma ai single è concesso di convocarne ben due. La questione in tempi di normalità sarebbe del tutto secondaria, ma alla popolazione belga si è chiesto di limitare tutti i contatti sociali fino al 13 dicembre, dunque si rendeva necessario rendere la situazione meno pesante dal punto di vista emotivo.
Cos’è un compagno di coccole
Il knuffelcontac è una figura non convivente che si può scegliere liberamente. I paesi del centro-nord Europa anche nel primo lockdown di marzo 2020 avevano istituito figure simili per evitare che la chiusura totale potesse creare disagi psicologici, soprattutto tra le persone sole. Il primo ministro belga Alexander De Croo, annunciando le nuove restrizioni, aveva sottilineato di volere un confinamento e non un vero e proprio isolamento della popolazione. Via libera dunque al compagno di coccole ma con delle regole ben precise da osservare. In Italia non esiste una figura apposita, ma il Governo aveva individuato nei cosidetti “congiunti” gli affetti da poter incontrare, con apposita documentazione.
Le misure precedenti per limitare l’isolamento sociale
L’idea del Belgio non è nuova, nella vicina Olanda durante lo scorso lockdown era stata istituita una figura particolare il “seksbuddy“. La popolazione olandese era infatti invitata ad evitare i contatti sessuali promiscui, che avrebbero potuto diffondere il contagio e con un vademecum scritto nei dettagli si chiedeva di scegliere un compagno di letto. Anche nel Regno Unito si parlava di un “support bubble” una sorta di sostegno emotivo protetto, da identificare in un contatto stretto che si poteva ospitare durante il lockdown in casa propria ma con una sorta di esclusività. Tutti questi escamotage non fanno altro che sottolineare quanto per le persone sia necessario il contatto umano e quanto sia difficile resistere ad una seconda ondata di pandemia da coronavirus.
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