L’anticorpo monoclonale italiano è in grado di neutralizzare tutte le varianti del Covid, ma mancano volontari e finanziamenti. L’amarezza degli scienziati italiani.
L’anticorpo monoclonale italiano in corso di sperimentazione è in grado di neutralizzare tutte le varianti del virus SarS-CoV2 e, a differenza di quelli prodotti negli Usa, può essere somministrato semplicemente con una iniezione, anche a casa del paziente, anziché per via endovenosa in ospedale. Tuttavia, la sperimentazione arranca. Ecco perché.
Monoclonale italiano efficace contro varianti ma mancano volontari e finanziamenti
L’anticorpo monoclonale italiano di seconda generazione ha superato la prima fase clinica con ottimi risultati, tuttavia si fa fatica a prevedere i tempi della fase 2 e 3 della sperimentazione in quanto mancano candidati-pazienti e finanziamenti. A riferirlo è il ‘padre’ del monoclonale italiano, Rino Rappuoli, direttore scientifico e responsabile Ricerca e Sviluppo di GlaxoSmithKline, in occasione della Giornata del Ricercatore che si è tenuta all’ICS Maugeri di Pavia.
Il microbiologo – che nel 2005 è stato insignito della medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica, mentre il 1 giugno scorso ha ricevuto l’alta onorificenza di Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica, per il suo impegno nel campo delle ricerche sugli anticorpi monoclonali, potente arma nella lotta al Covid – ha riferito che la difficoltà più grande per la sperimentazione è trovare il numero di candidati-pazienti sufficiente per i trial, soprattutto per questioni di privacy.
“Il programma prevede che il test venga effettuato su 800 persone che hanno avuto tampone positivo, abbiamo cominciato a metà maggio e finora ne abbiamo reclutato solo un centinaio. È difficile contattare eventuali candidati per ragioni di privacy”, ha spiegato Rappuoli.
“Speriamo che questa campagna di informazione produca risultati efficaci, altrimenti dovremo continuare il lavoro all’estero”, ha proseguito lo scienziato di fama internazionale in campo vaccinale, sottolineando anche la mancanza di finanziamenti per la ricerca nel nostro Paese: “In Italia si può fare una buona ricerca ma oggi mancano ancora finanziamenti per avere laboratori competitivi a livello internazionale. Speriamo che con i fondi del Pnrr si facciano gli investimenti necessari”, ha dichiarato lo scienziato.
Sulla mancanza dei fondi per la ricerca è intervenuto anche Walter Ricciardi, direttore scientifico di Ics Maugeri e consulente del Ministero della Salute che auspica più risorse in Italia: “Oggi in Italia si investe l’1,4 per cento del Pil, non siamo tra i primi 30 Paesi, dovremmo salire almeno al 2-2,5”, ha detto.
Per aggirare il problema la Regione Toscana sta diffondendo l’opportunità del monoclonale via internet.
Anticorpi monoclonali, l’utilizzo in Italia
In Italia i pazienti Covid trattati con anticorpi monoclonali e inseriti nello specifico registro di monitoraggio Aifa, sono 6.262. Dal 10 marzo, quando essi sono stati autorizzati in via emergenziale nel nostro Paese per persone particolarmente fragili con infezione recente da SARS-CoV-2 e senza sintomi gravi, al 15 luglio, sono state 195 le strutture di 21 Regioni o Province autonome che hanno prescritto terapie con questi farmaci.
Stando ai dati del monitoraggio è il Lazio la regione con il maggiore utilizzo di anticorpi monoclonali. Sono ben 850, infatti, i pazienti trattati con questa terapia, a seguire il Veneto con 812 pazienti e la Toscana con 758. Ultimi in classifica Molise e Provincia autonoma di Bolzano, rispettivamente ferme a quota 13 e 3 pazienti inseriti nel registro.
“Per chi, come noi, si occupa di medicina di precisione, la specificità degli anticorpi monoclonali costruiti intorno al bersaglio che si vuole colpire e che in questo caso è rappresentato da un virus piuttosto eclettico, costituisce la migliore soluzione possibile, peraltro già abbondantemente ed efficacemente verificata nell’immunologia clinica e in oncologia, per aspirare ad alte percentuali di successo nel trattamento anche domiciliare”, ha spiegato l’immunologo clinico e allergologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la medicina personalizzata.
“In questo caso la soluzione appare ancora più incoraggiante per essere sostenuta da anticorpi monoclonali di nuova generazione, che si sono già dimostrati capaci di neutralizzare la variante inglese e quella brasiliana e che si rivelano in grado di bloccare, in ragione della loro forza terapeutica, anche la più temibile variante indiana”, ha proseguito Minelli, per il quale si tratta “di passaggi decisivi in una guerra senza quartiere nella quale i vaccini sembrano perdere parte della loro forza al cospetto delle varianti”.
fonte immagine: https://www.pexels.com/it-it/foto/sfocatura-professionale-clinica-ospedale-4226921/
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