Il terzo raduno dei “Crazy Bikers”, domenica 26 novembre 2017 a Montelupo Fiorentino (Firenze), non era autorizzato: si trattava di una gara clandestina. Era stato pubblicizzato attraverso i social, su Facebook, Whatsapp ed Instagram, attirando molti ragazzi giovanissimi appassionati del mondo a due ruote e di acrobazie sulle moto. Tra loro c’era anche Umberto Barbieri, ragazzo di 16 anni studente al terzo anno del Liceo Classico Galileo. Al momento dell’incidente si trovava su una “Honda 300”, che non poteva guidare alla sua età, e che gli era stata data in prestito da un amico. Mentre era in sella alla “moto proibita”, Umberto andò contro altre due moto condotte rispettivamente da due ragazzi di 17 anni, perdendo la vita.
Sono 14 gli indagati responsabili della gara clandestina
Gli indagati a vario titolo per questo tragico evento sono al momento 14. Le accuse sono diverse, come ad esempio l’organizzazione di gare clandestine. Nelle settimane passate i ragazzi, all’epoca dell’incidente ancora minorenni, hanno ricevuto l’informazione di chiusura delle indagini da parte della Procura Minorile della città di Firenze.
Gli indagati rischiano pene da 6 a 12 anni, poiché secondo il Codice della Strada essi hanno partecipato ad un raduno-gara non consentito, utilizzando veicoli a motore che non avrebbero potuto guidare e in tali circostanze si è venuto a verificare l’incidente mortale di Umberto.
2 ragazzi condannati ai servizi sociali
I due giovani 17enni (all’epoca) che guidavano le altre moto coinvolte nello schianto erano stati indagati con l’accusa di “omicidio stradale”, divenuto di recente un reato vero e proprio. Per tale accusa, i ragazzi e le loro famiglie avevano chiesto e ottenuto i servizi sociali per sospendere il procedimento penale che gravava su di loro.
Le indagini continuano ancora oggi per cercare di restituire giustizia alla famiglia di Umberto Barbieri, morto ad appena 16 anni durante una gara clandestina, che tanti definiscono una ragazzata. Vero, una cosa da giovani, una incoscienza come tante altre che si fanno da piccoli, quando non si teme nulla e ci si sente invincibili. Purtroppo però, nessuno è invincibile ed è importante che questi eventi smuovano le coscienze per porre maggiore attenzione all’educazione stradale che diamo ai ragazzi, facendo percepire loro, anche a partire dai primi anni di scuola, quanto sia importante rispettare le regole in strada ed essere prudenti. La famiglia di Umberto aspetta giustizia, pur sapendo che questo non riporterà indietro il loro figlio, ma forse eviterà ad altre persone di soffrire come loro.