Pfizer ha ceduto la licenza della propria pillola anti-Covid a produttori generici. Il farmaco verrà prodotto in 95 Paesi poveri. L’accordo con MPP.
Pfizer ha ceduto la licenza del suo farmaco antivirale Paxlovid per curare il Covid. Il gruppo farmaceutico statunitense ha infatti firmato un accordo con Medicines Patent Pool (MPP) – un’organizzazione sostenuta dall’Onu che promuove l’adozione di politiche e iniziative commerciali volte a rendere meno costosi e più accessibili particolari farmaci nei paesi poveri – , per permettere anche ad altre compagnie di produrre la sua pillola sperimentale contro il Covid-19.
Pillola anti-Covid, l’accordo tra Pfizer e MPP
MPP riceverà la formula per il farmaco e potrà venderla per l’uso in 95 Paesi poveri (che coprono circa il 53% della popolazione mondiale), soprattutto in Africa e in Asia, non appena gli enti regolatori autorizzeranno il farmaco in quei luoghi.
Verrà dunque seguito lo stesso iter intrapreso a fine ottobre dall’azienda farmaceutica Merck per la sua pillola antivirale, Molnupiravir, da produrre e vendere a buon mercato in 105 paesi.
Paxlovid rappresenta un’importante opportunità soprattutto per i paesi dove il tasso di vaccinati è ancora basso e dove non sempre è possibile effettuare trattamenti sanitari più costosi per tenere sotto controllo il Covid. Questo nuovo farmaco può infatti essere assunto a casa senza necessità di ricovero e di costante assistenza medica.
“Crediamo che i trattamenti antivirali orali possano giocare un ruolo vitale nel ridurre la gravità delle infezioni da Covid-19. Dobbiamo lavorare per garantire che tutte le persone – indipendentemente da dove vivono o dalle loro condizioni – abbiano accesso a queste scoperte”, ha detto l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla in una dichiarazione.
Tuttavia, l’accordo tra Pfizer e Medicines Patent Pool presenta alcuni punti contraddittori, tra cui l’esclusione di alcuni Paesi poveri e lo sfruttamento della posizione di monopolio, che darebbe priorità ai contratti più redditizi.
Dall’intesa tra l’associazione e la casa farmaceutica restano infatti fuori Paesi come il Brasile, che conta un elevato numero di morti a causa del Covid, Cuba, Iraq, Libia e Giamaica, che probabilmente dovranno acquistare le pillole direttamente da Pfizer a prezzi più alti rispetto ai produttori generici.
Un altro problema riguarderebbe la produzione delle pillole che per il momento sembra essere piuttosto limitata. C’è dunque il rischio di rimanere senza forniture. Pfizer prevede, infatti, di poterne produrre per poco meno di 200mila trattamenti entro la fine dell’anno, mentre nel corso del 2022 dovrebbe riuscire a produrre pillole per 50 milioni di trattamenti, che saranno vendute sia nei paesi più ricchi, sia in quelli poveri e a un prezzo più contenuto. La versione generica sarà ancora meno costosa.
Quando inizierà la produzione?
Sarebbero già una ventina le aziende farmaceutiche che si sono messe in contatto con MPP per ottenere i permessi per la produzione del nuovo farmaco che, in diversi paesi, potrebbe partire già nei primi mesi del 2022, ma solo dopo le autorizzazioni da parte delle autorità di controllo. In Africa, l’azienda farmaceutica sudafricana Aspen Pharmacare, auspica di poter vendere ogni trattamento per l’equivalente di circa 10 dollari. In Occidente, invece, il prezzo del farmaco sarà molto più alto e si baserà sugli accordi nei singoli Paesi.
Pillola anti-Covid Pfizer, cos’è e in cosa consiste il trattamento?
Il Paxlovid, questo il nome commerciale scelto da Pfizer, è un antivirale che interferisce con i meccanismi utilizzati dal coronavirus per replicarsi all’interno delle cellule delle persone infette. Nei test clinici svolti finora, questo farmaco ha fornito risultati molto promettenti nel prevenire le forme gravi di Covid tra persone a rischio come anziani o individui con altre malattie.
Inoltre, il farmaco si è dimostrato efficace anche se somministrato subito dopo la comparsa dei primi sintomi. I risultati sono stati così incoraggianti che una commissione indipendente che supervisionava la sperimentazione ha deciso la chiusura anticipata dei test, per consentire a Pfizer di presentare il prima possibile una richiesta alle autorità di controllo sui farmaci per approvare il nuovo medicinale. L’azienda attende ora le autorizzazioni necessarie per distribuire il proprio farmaco.
Il trattamento prevede l’assunzione di 30 compresse in cinque giorni tra Paxlovid e Ritonavir, un altro farmaco antivirale sviluppato tempo fa contro l’HIV, che consente al Paxlovid di rimanere attivo più a lungo nell’organismo, garantendo migliori risultati.
Il ciclo di 30 pillole deve iniziare non appena si hanno i primi sintomi della malattia, che purtroppo non sempre viene diagnosticata in tempo, soprattutto nei paesi poveri dove c’è scarso accesso ai test per riscontrare l’eventuale positività al virus dei malati.
Vaccini nei Paesi poveri, la denuncia delle Ong
Sul fronte vaccini, la situazione nei Paesi più poveri è ancora difficile. Nonostante gli sforzi portati avanti con iniziative internazionali come il programma COVAX e le donazioni da parte di alcuni governi, infatti, sono ancora poche le dosi di vaccini fornite ai paesi più poveri, come denunciano le ONG. Pfizer, come le altre case farmaceutiche, ha distribuito solo 167 milioni nei paesi in via di sviluppo, che ospitano circa quattro miliardi di persone. La maggior parte dei 2 miliardi di dosi prodotte e vendute finora sono infatti andate ai paesi più ricchi.
Inoltre, a differenza di quanto avvenuto per la pillola anti-Covid, Pfizer non ha fornito a nessun produttore una licenza per realizzare il suo vaccino. La questione è stata sollevata anche da una ricerca di Oxfam ed Emergency, membri della People’s Vaccine Alliance, sulla base dei dati forniti da Pfizer, BioNTech e Moderna, dai quali emerge che le aziende produttrici dei due vaccini anti-Covid di maggior successo stanno realizzando profitti per 65 mila dollari al minuto, ossia oltre 1.000 dollari al secondo.
Pertanto, in occasione del summit dell’Organizzazione mondiale del Commercio, Oxfam ed Emergency chiedono a queste aziende farmaceutiche di sospendere immediatamente i diritti di proprietà intellettuale per vaccini Covid, test e trattamenti, accettando la proposta di deroga all’accordo Trips, che regola proprio questi diritti, presentata più di un anno fa all’Organizzazione Mondiale del Commercio. All’appello si sono uniti oltre 100 paesi, guidati da Sudafrica e India, con il sostegno degli Stati Uniti.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/illustrations/coronavirus-virus-pandemia-crisi-6557675/
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