Alla fine del 2022 scade la possibilità di ricorrere alla ricetta medica elettronica. I medici chiedono una proroga della misura al ministro della Salute Orazio Schillaci.
Il 31 dicembre scadrà l’uso della prescrizione dematerializzata, ovvero la misura introdotta durante l’emergenza coronavirus e prorogata fino alla fine del 2022, grazie alla quale i pazienti possono evitare di recarsi nello studio del medico per ritirare la ricetta cartacea e ricevere invece il numero di ricetta elettronica da utilizzare per acquistare i farmaci. Dal 2023 quindi le cose potrebbero tornare come prima del 2020, anche se da più parti è arrivata la richiesta di una proroga.
Che cos’è la ricetta dematerializzata
La ricetta dematerializzata è la versione elettronica della tradizionale ricetta cartacea. Come detto, è stata implementata durante l’emergenza Covid per evitare che i pazienti affollassero gli studi medici. Fino al 2020 la ricetta era accompagnata da un promemoria cartaceo da ritirare nello studio medico. Con l’ordinanza della Presidenza del Consiglio pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel marzo 2020 è stata disposta la possibilità di utilizzare strumenti alternativi al promemoria cartaceo, vale a dire che, al momento della generazione della ricetta elettronica da parte del medico, l’assistito può chiedere il rilascio del promemoria dematerializzato, cioè il numero di ricetta.
Ricetta medica elettronica: verso lo stop
Arriva ora la notizia che dal 2023 le cose potrebbero tornare nuovamente come prima del 2020. Il 31 dicembre scade infatti la possibilità di inviare le prescrizioni mediche ai pazienti tramite sms o via email, ovvero l’uso della prescrizione dematerializzata che era stato introdotto durante l’emergenza coronavirus e prorogato fino alla fine del 2022.
La misura dà la possibilità ai pazienti di ricevere il numero di ricetta elettronica da utilizzare per acquistare i farmaci, evitando così di andare fisicamente nello studio del medico per ritirare la ricetta cartacea. Le cose, però, ora potrebbero tornare come prima, il che vuol dire che chiunque abbia bisogno di una ricetta dovrà recarsi di persona nello studio medico del proprio dottore.
Richiesta proroga
Da più parti, però, è stata chiesta una proroga. Tra i primi a richiedere una estensione della misura al ministro della Salute Orazio Schillaci sono stati i medici.
“Se la norma sulla ricetta dematerializzata non dovesse essere prorogata oltre la scadenza del 31 dicembre, noi medici rischiamo di venire soffocati dalla burocrazia”, hanno detto preoccupati i membri del Sindacato Medici italiani (Smi).
“Abbiamo interpellato sul provvedimento la segreteria del ministro della Salute facendo presente la scadenza e ci aspettiamo una risposta positiva su una eventuale proroga”, fa sapere il presidente dell’Ordine dei Medici, Fnomceo, Filippo Anelli.
“La ricetta dematerializzata dovrebbe viaggiare di pari passo con il fascicolo sanitario elettronico, che però non tutte le Regioni hanno attivato e non tutti i cittadini vi hanno aderito. Durante il Covid per evitare l’affollamento degli studi è stato consentito di inviare un codice ai pazienti in modo non criptato, via telefono o email. Questo provvedimento è andato benissimo e nelle more che tutte le Regioni adottino e tutti i cittadini attivino il fascicolo sanitario elettronico è un sistema comodo per i pazienti e sicuro per i medici”, ha aggiunto.
“Come abbiamo già chiesto in due incontri al ministro della Salute, è necessaria la proroga del provvedimento del marzo 2020, che permette al cittadino di non dover andare di persona a prendere il promemoria cartaceo della ricetta, ma di riceverlo via mail. Sappiamo che il tema è sul tavolo e sicuri che mostrerà la sua attenzione verso l’argomento”, ha detto invece Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione Italiana di medici di medicina generale (Fimmg).
“È indispensabile che il governo proroghi dei provvedimenti in scadenza il 31 dicembre. Uno di questi è la ricetta dematerializzata, che permette di ridurre l’affollamento negli studi medici anche in un momento come quello del picco di contagio influenzale”, ha proseguito Scotti. Anche se, ha precisato, nell’ottica di una vera digitalizzazione “l’obiettivo dovrebbe essere quello di realizzare una vera dematerializzazione della ricetta, che non passi più attraverso un promemoria digitale o cartaceo. Ma che possa essere direttamente usufruita presentando la tessera sanitaria elettronica”.
Pina Onotri, segretaria Generale del Sindacato Medici italiani (Smi) ha reso pubblica una lettera inviata al ministro Schillaci in merito alla ricetta dematerializzata: “Chiediamo al ministro la proroga almeno per un anno della ricetta dematerializzata e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale, così da liberare i medici da impropri carichi burocratici”, dice, sottolineando come ci sia già una mancanza di medici di famiglia in tutta Italia e caricarli di ulteriore lavoro possa essere rischioso: “I medici di famiglia sono carenti in tutta Italia e al tempo stesso sono sempre più oberati da impropri carichi burocratici, con una sempre minore disponibilità di tempo per l’attività clinica”.
Ritornare alla ricetta cartacea “rappresenterebbe un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici. La soluzione temporanea che auspichiamo è quella di una proroga di almeno un anno del provvedimento”, sottolinea Onotri, secondo cui la ricetta dematerializzata dovrebbe “diventare uno strumento strutturale”. “Auspichiamo, in questo senso, un impegno del governo e del Parlamento. Liberare i medici convenzionati del Servizio Sanitario Nazionale da impropri carichi burocratici è la scelta più giusta per valorizzare la professione, contrastare l’esodo dalla categoria, permettere di utilizzare più tempo alla cura e all’assistenza dei pazienti”, ha aggiunto.
Sul tema è intervenuta anche la segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino: “Il sistema della ricetta dematerializzata scade a fine anno e sarebbe una occasione sprecata non decidere di prorogare l’utilizzo di questo strumento che è stato preziosissimo durante la pandemia e che i cittadini apprezzano perché semplifica le procedure, riduce la burocrazia e consente ai medici di dedicare più tempo all’ascolto dei pazienti, soprattutto i più fragili”, ha detto.
“La sanità digitale in generale, e nel suo piccolo anche la ricetta de materializzata, è di enorme beneficio soprattutto in contesti, come le aree interne, in cui la distanza dallo studio del medico, o le condizioni disagiate che talvolta sussistono per raggiungerlo, costringerebbero ad esempio le persone anziane a chiedere aiuto a un familiare”, ha continuato.
“Se la norma per l’invio delle prescrizioni mediche al proprio assistito verrà cancellata dal governo si creerà il caos nel momento di picco influenzale e un grave disagio sia per i medici che per gli assistiti. Se non verrà reinserita, nel Lazio adotteremo un decreto per consentire di utilizzare una modalità che ha funzionato ed evitare assembramenti negli studi per semplici prescrizioni”, sono state invece le parole dell’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/medico-paziente-consultazione-5710153/
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