L’attrice americana Sharon Stone si racconta in un’autobiografia che uscirà il 30 marzo, in cui parla anche delle molestie subite sul set di alcuni film che l’hanno vista protagonista.
Si intitola “The Beauty of Living Twice” (Il bello di vivere due volte), l’autobiografia di prossima uscita di Sharon Stone, in cui l’attrice parla della sua vita raccontando il suo percorso di rinascita e una serie di esperienze anche negative, come le molestie subite sui set di alcuni film che l’hanno vista protagonista.
Sharon Stone racconta le molestie subite
Nella sua autobiografia che uscirà in contemporanea mondiale il 30 marzo, in Italia per Rizzoli, l’attrice 63enne racconta, tra le altre cose, di aver subito una serie molestie nel corso della sua carriera cinematografica.
In particolare Sharon Stone fa riferimento a quelle ricevute da parte di un noto produttore, di cui non rivela però il nome, mentre era impegnata a girare un film. Stando al suo racconto, lui le chiese di fare sesso realmente sul set con il co-protagonista “per rendere più frizzante e veritiera la scena”. L’attrice aggiunge poi che questo produttore la portò nel suo ufficio per convincerla a farlo: “Camminava avanti e indietro mentre mi spiegava perché avrei dovuto farmi l’attore sul serio in modo da creare la giusta chimica sullo schermo”, scrive.
Inoltre, la Stone rivela che il produttore in questione per persuaderla le raccontò di quando era un giovane attore e aveva fatto realmente sesso sul set con Ava Gardner nella convinzione che l’avrebbe aiutata a migliorare la sua recitazione.
All’insistente richiesta, l’allora giovane Sharon Stone rispose ironicamente: “Pensi che se io lo sc*****i, lui diventerebbe un bravo attore? Nessuno può essere così bravo a letto”.
“Avrebbero fatto meglio a prendere uno di talento, qualcuno in grado di ricordarsi le battute, oppure potevano fare sesso tra loro e lasciarmi fuori da tutto questo. Il mio lavoro è quello di attrice e faccio solo quello”, dice l’attrice.
Chi è l’uomo di cui parla la Stone?
Raccogliendo una serie di indizi, il New York Post è arrivato ad ipotizzare che l’uomo in questione sia Robert Evans, produttore dei film Sliver, Love Story, Chinatown e Il Padrino, morto due anni fa all’età di 89 anni.
Come spiega il giornale, negli anni della sua giovinezza, Evans fu co-protagonista con Ava Gardner della pellicola Il sole sorgerà ancora, nel 1957.
Il film da lui prodotto, di cui parla la Stone, dovrebbe invece essere il thriller erotico Sliver, uscito nel 1993, il cui co-protagonista era William Baldwin.
Sharon Stone: umiliata su un set italiano
Nel suo libro Sharon Stone racconta anche di essere stata umiliata sul set di un film girato in Italia: “Anni fa girai un film in Italia, il regista mi chiese di fare una certa cosa e io risposi che le donne non si comportavano più in quel modo”, dice l’attrice. “Lui volle sapere perché e io replicai: perché rispettiamo noi stesse”, aggiunge. “L’unica sua reazione fu: la prossima volta trovati una madre che ti ami”, racconta ancora la Stone.
Il regista in questione sarebbe americano. Stando agli indizi, il set a cui fa riferimento l’attrice sarebbe quello del film “L’anno del terrore” girato a Roma nel 1990 da John Frankenheimer.
“Ricordo la tensione che si manifestò al momento di girare la scena di sesso tra Sharon, nella parte di una fotoreporter americana, e il protagonista maschile Andrew McCarthy che interpretava un giornalista-scrittore: il regista voleva che lui, divorato dal desiderio, le saltasse addosso e le praticasse un cunnilingus prima di sbatterla sul letto, ma l’attrice si opponeva sostenendo che nella sceneggiatura quella sequenza era molto più blanda… si trattò di una divergenza come tante altre che ogni tanto nascono sui set”, ha raccontato a proposito il direttore della fotografia della pellicola Blasco Giurato.
“Non me ne sono andata. Ho finito le riprese ma mi sono assicurata che il film fosse un fiasco assoluto”, rivela la Stone. “Nessuno deve permettersi di umiliarmi, tantomeno di offendere mia madre… lui aveva oltrepassato il limite”, prosegue l’attrice.
L’inganno sul set di “Basic Instinct”
In un estratto del suo libro l’attrice americana parla anche del film “Basic Instinct” del 1992, raccontando di essere stata ingannata in merito alla scena cult dell’interrogatorio in cui viene mostrata mentre accavalla le gambe senza biancheria intima, che dice fu “un’esperienza terrificante”, causa di “incubi”.
Pare che la Stone non volesse togliersi la biancheria intima per girare la scena. Tuttavia, il regista Paul Verhoeven le aveva assicurato che i suoi genitali non sarebbero stati visibili sullo schermo. Ma così non fu.
“Dopo aver girato Basic Instinct sono stata chiamata per vederlo. Non da sola con il regista, come ci si aspetterebbe, vista la situazione, ma con una stanza piena di agenti e avvocati, la maggior parte dei quali non aveva nulla a che fare con il progetto. È così che ho visto le mie parti intime riprese”, racconta l’attrice, precisando che il regista le aveva detto che non si sarebbe visto nulla.
“Non si riesce a vedere nulla, ho solo bisogno che tu ti tolga le mutandine, poiché il bianco riflette la luce, quindi noi sappiamo che indossi gli slip”, le avrebbe detto Verhoeven.
La Stone rivela dunque di aver schiaffeggiato il regista dopo aver visto le sue parti intime sullo schermo: “Sono andata alla cabina di proiezione, ho dato uno schiaffo a Paul, me ne sono andata, sono arrivata alla mia macchina e ho chiamato il mio avvocato, Marty Singer”.
L’avvocato la informò che avrebbe potuto decidere di fermare l’uscita del film attraverso un’ingiunzione poiché i regolamenti di produzione stabiliti dalla Screen Actors Guild, il sindacato degli attori americani, dichiaravano che era illegale filmare da sotto al suo vestito. Tuttavia, alla fine l’attrice ha permesso che la scena fosse inclusa perché era giusta per il personaggio.
“Ho fatto sapere a Paul delle opzioni che Marty aveva proposto per me. Naturalmente, ha negato con veemenza che avessi alcuna possibilità di scelta. Ero solo un’attrice, solo una donna; quali scelte potevo avere?”, scrive. “Ma avevo delle scelte. Quindi ho pensato e pensato e ho scelto di consentire questa scena nel film. Perché? Perché era corretta per il film e per il personaggio; e perché, dopotutto, l’avevo fatto“, conclude.
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