Smart working e obbligo di green pass per tutti i lavoratori pubblici e privati. Cosa cambia? Ecco tutto ciò che c’è da sapere in merito.
Dal 15 ottobre entrano in vigore le regole del nuovo decreto. Il green pass sarà obbligatorio per tutti i lavoratori pubblici e privati.
L’estensione dell’obbligatorietà del green pass apre nuovi scenari anche per quanto riguarda lo smart working. Ecco cosa c’è da sapere.
Smart working, fino a quando dura?
Dal momento che lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021, anche la possibilità dello smart working d’emergenza è stata prorogata fino alla stessa data. Di conseguenza l’azienda può disporre il lavoro da remoto per tutti i suoi lavoratori senza accordi individuali preventivi (con turni a rotazione oppure al 100%), come invece prevede la legge numero 81 del 2017 sul lavoro agile, che fissa regole, diritti e doveri di azienda e lavoratori.
Lo smartworking non è obbligatorio, è sempre volontario ed è frutto di un accordo individuale scritto tra lavoratore ed azienda dove vengono definiti tempi di connessione e disconnessione, strumenti utilizzati, poteri del datore di lavoro, doveri e diritti del lavoratore e le tutele per la sua sicurezza.
Per quanto riguarda la Pubblica amministrazione, è stata eliminata, fino al 31 dicembre 2021, la soglia massima di percentuale di lavoro agile, prima fissata al 50%. Come ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ogni amministrazione potrà decidere in autonomia come e quanti dipendenti possono usufruire del lavoro da remoto “a condizione che assicurino la regolarità, la continuità e l’efficienza dei servizi rivolti a cittadini e imprese”
Tuttavia, dal 2022 ogni amministrazione dovrà presentare il piano organizzativo denominato “Pola”, che fissa le modalità di attuazione e sviluppo del lavoro agile, che sarà consentito ma solo per un massimo del 15% dell’attività svolgibile da remoto (limite sceso dall’originario 60%). In caso di mancata presentazione, lo smart working potrà essere svolto da almeno il 15% del personale che ne farà richiesta.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha chiarito che “lo smart working post pandemia sarà regolato prima della scadenza della deroga da un eventuale intervento normativo o da un accordo quadro tra le parti sociali, soluzione che io auspico”.
Lavoro agile, cosa succede con il green pass?
Secondo quanto trapelato da fonti di governo, il green pass potrebbe non essere richiesto nel caso in cui il datore di lavoro, per esigenze di ufficio, chiedesse al dipendente di lavorare in smart working. Si potrebbe dunque pensare che il lavoro da remoto possa diventare una “scappatoia” per chi è sprovvisto della certificazione verde e dunque per aggirare l’obbligo vaccinale per i lavoratori. Tuttavia, le fonti governative spiegano che “l’assenza del certificato non può dare in automatico diritto al lavoro da remoto”.
Fatto sta che, ancora prima dell’entrata in vigore dell’obbligo del green pass dal 15 ottobre, molte aziende private stanno già prevedendo il lavoro in smart working per i dipendenti senza green pass. Le regole variano però da azienda ad azienda. Se il datore di lavoro richiede la presenza in sede, per il lavoratore senza green pass scatta la sospensione o l’aspettativa.
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, per evitare che il lavoro agile diventi una scorciatoia per aggirare l’obbligo vaccinale, il ministro Renato Brunetta ha rinviato ai prossimi giorni la predisposizione con il ministro della Salute “di linee guida per accompagnare nel settore pubblico il passaggio dei controlli e della presenza”. Dunque non è ancora chiaro se i dipendenti pubblici senza green pass possano usufruire dello smart working, ma è molto improbabile che la mancanza della certificazione verde dia loro questo diritto.
“Entro il 15 ottobre il pubblico impiego tornerà alla presenza come modalità ordinaria di lavoro, ma nel frattempo si stanno finalmente definendo le regole del lavoro agile nei nuovi contratti”, ha anticipato Brunetta.
Le categorie che possono usufruire dello smart working
Esistono alcune categorie di lavoratori che, al di là delle disposizioni delle singole aziende, possono usufruire del lavoro da remoto in versione semplificata fino al 31 dicembre 2021. Stiamo parlando di coloro che non possono fare il vaccino per motivi di salute, dei lavoratori fragili, dei lavoratori con figli disabili e di coloro che hanno figli sotto i 14 anni.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/il-computer-portatile-macbook-2838914/
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