Nuovo stop allo sci dal ministero della Salute con il provvedimento firmato nella serata di ieri dal ministro Roberto Speranza. Le proteste degli operatori del settore e l’ira dei governatori delle Regioni.
Il ministro della Salute Roberto Speranza, allertato dal Comitato tecnico scientifico – preoccupato dal dilagare delle varianti del Covid e dagli assembramenti che si sono visti in tutta Italia anche nella domenica di San Valentino, complice la bella giornata di sole -, ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo, data di scadenza del dpcm del 14 gennaio 2021.
Il comunicato del ministero della Salute
Appena 10 giorni fa gli esperti avevano acconsentito alla riapertura degli impianti nelle zone gialle, mentre era stata bocciata la proposta di riaprire quelli delle regioni collocate in zona arancione.
Era tutto pronto per la ripartenza, ma ieri è arrivato un nuovo stop allo sci, deciso – come si legge nella nota diffusa dal ministero della Salute nella serata del 14 febbraio – sulla base dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, che fanno riferimento soprattutto alla variante inglese del virus, la cui diffusione preoccupa.
Il Comitato Tecnico Scientifico, nel verbale del 12 febbraio, riferendosi in particolare alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni in area gialla, sottolinea che “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”.
Di conseguenza è stato disposto lo stop.
Il dilagare delle varianti del Covid ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e in Germania, fa sapere ancora il ministero della Salute, aggiungendo che il Governo, “si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori”.
Stop allo sci: la protesta degli operatori del settore
Il nuovo stop improvviso alle attività sciistiche amatoriali ha scatenato innanzitutto le proteste degli operatori del settore che da giorni erano al lavoro per poter riaprire in sicurezza, assumendo anche centinaia di addetti che ora verranno licenziati, e delle migliaia di appassionati che avevano già acquistato lo skipass.
Dagli uffici dell’Azienda di promozione turistica (Apt) di Livigno, nota località sciistica nelle Alpi italiane, riferiscono che “negli ultimi giorni ci sono state fino a 300 chiamate al giorno, la gente ha tanta voglia di sci”.
“È un disastro, ho assunto 110 persone, tante da Sardegna, Sicilia e Puglia. Glielo dicono loro che purtroppo non c’è più il lavoro?”, protesta Marco Rocca, amministratore delegato del comprensorio del Mottolino a Livigno.
Gli fa eco Michele Bertolini, direttore di Adamello Ski, del Consorzio Pontedilegno-Tonale in Vallecamonica: “Abbiamo venduto quasi 4mila ski pass in vista della riapertura, ma ora abbiamo bloccato la vendita online. Siamo preoccupati”, ha detto, aggiungendo: “Abbiamo allestito tutto, investito soldi, per molti sarà la mazzata finale. Sarebbe stato meglio saperlo una settimana prima, se l’idea era già questa. Abbiamo assunto ieri i dipendenti di biglietteria che rischiamo di dover licenziare domani. Sembra uno scherzo di Carnevale”.
“È una beffa, non è possibile prendere una decisione del genere a 12 ore dal via. È assurdo. Oggi avremmo assunto gli “stagionali” che invece abbiamo dovuto chiamare per avvisarli, purtroppo, di stare a casa. E sabato abbiamo venduto online 1.500 skipass, tutti da rimborsare. La stagione finisce qui, speriamo che arrivino i ristori, quelli che nessuno ha visto”, ha invece affermato Paolo Scanferlato, direttore degli impianti di Montecampione.
L’ira dei governatori
Il nuovo provvedimento firmato dal ministro Speranza ha provocato anche l’ira dei governatori delle Regioni del nord Italia.
Nella serata di ieri, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha così commentato il nuovo stop: “Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori che per i cittadini”.
Furioso il governatore del Veneto Luca Zaia che al Corriere della Sera ha dichiarato: “Le Regioni che avrebbero riaperto oggi, Lombardia e Piemonte, hanno saputo del nuovo stop quattro ore, dico quattro ore, prima della riapertura possibile degli impianti”.
“Dietro alla montagna invernale – ha proseguito – ci sono sì gli impianti di risalita, i grossi operatori. Ma c’è anche una nuvola densa di piccole attività, dalla ristorazione ai maestri di sci, che non è codificata ma è imponente. Ci sono gli stagionali. Il danno è colossale”. Ora, ha detto ancora il presidente della Regione Veneto, “non si può parlare solo di ristori. In questo caso ci vorranno degli indennizzi. Sono necessari dei risarcimenti perché in questo caso, nella prospettiva di riaprire a breve, gli operatori avevano già battuto le piste e messo le indicazioni, bar, ristoranti e rifugi avevano fatto magazzino, gli stagionali si erano diretti in montagna. A tutte queste persone dici di no il giorno prima? Dopo investimenti particolarmente gravosi, dopo una stagione come quella che è stata? Non ci sono parole per descrivere la rabbia, motivata, dei nostri operatori”.
“E’ una decina di giorni che assistiamo a un crescendo di dichiarazioni da parte di tecnici e scienziati sull’apertura o meno degli impianti. Un maggior anticipo ci poteva stare – ha aggiunto – Io avevo fatto l’ordinanza proprio per tener fuori il Carnevale, ma il punto è un altro: mi rifiuto di pensare che occorrano i dati del venerdì per decidere che bisogna tenere chiuso il lunedì. Lo dico proprio per il rispetto che porto agli scienziati”.
“In Veneto la montagna invernale non è una cosa su cui scherzare. Lo testimoniano i Mondiali di sci in corso e i giochi olimpici invernali per i quali siamo stati scelti. Le Dolomiti stanno al Veneto come Venezia. Il turismo è la prima industria del Veneto. Rappresenta 18 miliardi su 160 miliardi di Pil. Sono 70 milioni di turisti all’anno, di cui quelli che vanno a Venezia sono 14 milioni. Il 66% dei nostri turisti, due su tre, viene dall’estero. Significa che il Veneto oggi è in ginocchio”, ha spiegato Zaia.
“Nonostante il blocco dei licenziamenti, ha già perso 65 mila posti di lavoro, di cui 35 mila nel turismo. La salute viene prima di qualunque altra cosa, dubbi non ce ne sono. E mi rendo conto che per la politica le ultime settimane sono state difficili. Ma è pur vero che gli operatori avevano letto un Dpcm che consentiva di riaprire il 15 febbraio”, ha concluso il governatore veneto.
Perplessità sulla decisione del ministero della Salute è stata espressa anche dal presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che intervenuto nel corso della trasmissione Mattino 5, ha dichiarato: “Va bene tutto, ma imparare poche ore prima delle chiusure è oltre al danno, una beffa”.
“La settimana scorsa il Cts aveva dato l’ok alla riapertura. Abbiamo lavorato con i gestori e con gli enti locali per riaprire con regole più stringenti. Noi presidenti di regione abbiamo detto che non vogliamo la riapertura degli spostamenti tra regioni, nemmeno se gialle. I gestori hanno lavorato per rimettere a posto, per assumere anche a tempo determinato, c’erano prenotazioni, anche di alberghi, e acquisti di skipass. Sappiamo bene che c’è un virus molto pericoloso che ha visto le cosiddette varianti tornare a spaventare e a fare male. Nessuno di noi vuole sottovalutare i rischi e i problemi. Dopodichè prendiamo decisioni nei tempi dovuti e non un minuto prima di qualcosa che era già stato deciso”, ha continuato. “C’è molta rabbia, non nel merito in sé, non siamo scienziati e al primo posto viene la salute – ha aggiunto – Ma spero che quanto accaduto sia l’ultima volta. Non si può arrivare a decisioni del genere con così poco preavviso. Il governo è appena partito. I ministri si sono insediati poche ore fa. Occorre un po’ di tempo per poter giudicare”.
“Speriamo che questa sia un’ultima volta e che d’ora in poi ci sia un nuovo metodo. Credo che oggi i ministri Speranza e Gelmini abbiano già convocato il Comitato tecnico e scientifico per una valutazione di un metodo che dovrà essere differente nei modi e nei tempi”, ha concluso.
“Mi appello a Mario Draghi, di lui mi fido: voglio vedere questo atto come la coda del governo che è appena passato. Non posso considerarlo, nel metodo, come il primo atto del nuovo esecutivo. Voglio sperare che questo sia l’ultimo provvedimento del ministro Speranza impostato con il metodo Conte. Non c’è stata nessuna interlocuzione con le Regioni, solo qualche messaggio”, queste invece le parole del governatore del Piemonte, Alberto Cirio. E’ “una situazione inaccettabile e che per altro condanna alla chiusura definitiva della stagione. Se questo è il modo con cui il governo Draghi pensa di sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini, c’è da preoccuparsi fortemente. Ho sempre chiuso quando dovevo. Sono un presidente che ha sempre adottato la linea della prudenza”, ha aggiunto, precisando che “non è una questione di merito ma di metodo: i dati della settimana a Roma si conoscono il mercoledì. Già da mercoledì il governo sapeva quali regioni sarebbero rientrate in zona gialla. Aspettare la domenica alle 19 per modificare le regole non è accettabile. Vuol dire che non si vive nel mondo reale e ci si dimentica che lo sci non è un divertimento, non è un gioco. Lo sci, per regioni come la nostra, è il primo prodotto turistico su cui vivono aziende, lavorano persone ed è un anno che sono fermi. Avevano ancora qualche risparmio da parte e lo hanno investito perché il 4 febbraio il Cts aveva detto che in zona gialla si sarebbe potuto sciare dal 15 febbraio. Sulla base delle regole e fidandosi dello Stato hanno adeguato tutti gli impianti alle linee guida spendendo soldi per riaprire in sicurezza”. “Mercoledì il pre-report ha confermato la zona gialla. Venerdì, durante la cabina di regia, nessuno ci ha detto nulla di diverso e domenica sera alle 19 arriva un’ordinanza che blocca tutto? Questo vuol dire che chi ha firmato o vive in un mondo che non è quello reale oppure che non ha rispetto per la gente che lavora, per le famiglie e per tutti quelli che si sono fidati dello Stato”, ha concluso Cirio.
Ha parlato di mancanza di rispetto anche il presidente della Regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz:”Una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile”, ha dichiarato.
“Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato”, ha detto in conclusione.
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fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/sci-zermatt-sciatori-neve-inverno-3304588/