A cosa servono i test sierologici? Qual’è la differenza tra il tampone e il test sierologico? Ecco quello che devi sapere!
Nel corso degli ultimi giorni, avrai certamente sentito parlare dei test sierologici. Questi ultimi corrispondono a rapide analisi del sangue che verificano se un individuo sia stato colpito o meno dal Coronavirus e se sia già guarito. Scopri tutto ciò che c’è da sapere su questo sistema che presenta più di qualche criticità.
Qual è l’obiettivo di un test sierologico
Un test sierologico, così come viene dichiarato dal professore torinese Sergio Rosati, viene effettuato allo scopo di verificare gli anticorpi prodotti da ogni persona dopo un’infezione o una vaccinazione. Nel caso specifico, serve a monitorare ciò che si collega alle proteine che generano il Covid-19 che sta facendo tremare il mondo. Buona parte di questi anticorpi viene definita neutralizzante perché protegge il corpo dal virus e gli impedisce di proliferarsi. Una persona può così rendersi conto di aver superato la fase in cui è stata affetta dal virus e avere maggiore tranquillità.
Le differenze tra i test sierologici e i tamponi
I test sierologici presentano diverse differenze rispetto ai tamponi. Infatti, i primi possono servirti ad accertare l’effettivo superamento della malattia collegata al Coronavirus; i tamponi invece servono a rivelare se si è positivi o negativi al Coronavirus. A poco a poco, il tuo sistema immunitario inizia a potenziare le proprie difese tramite una sequenza di anticorpi IgM. Puoi trovare questi ultimi solo mediante un test sierologico, con un picco durante la seconda settimana prima della loro effettiva sparizione.
La capacità dei test sierologici di accertare la guarigione dal Covid-19
Un test sierologico è in grado di accertare la tua guarigione dal Coronavirus? Non è facile rispondere ad un quesito del genere. ll dottor Rosati sta portando avanti una serie di studi per trovare una risposta sicura. Ad ogni modo, un test così accurato deve essere capace di verificare la quantità di anticorpi sensibili, distinguendo i soggetti con esito negativo da quelli già guariti. Al tempo stesso, si sta facendo strada il termine immunizzato, che viene associato a coloro che non possono più ammalarsi né contagiare gli altri.
Ciò che conta è riuscire a trovare un sistema univoco per controllare l’affidabilità dei kit disponibili. Sono necessari studi scientifici maggiormente approfonditi per vedere se i test sierologici siano attendibili al massimo o meno. In attesa di ulteriori verifiche, sarebbe meglio continuare a sottoporsi a test in laboratorio e ridurre al minimo possibili contagi.