Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli ha parlato del vaccino Johnson nel corso della trasmissione “Che tempo che fa”. Ecco cosa ha detto.
A margine del suo intervento nel corso della trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”, condotta da Fabio Fazio, domenica sera il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha parlato della possibilità di una seconda dose del vaccino anti-Covid per le persone che hanno ricevuto il Johnson & Johnson.
Vaccino Johnson, le parole di Locatelli
Il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, ha spiegato che dopo l’ok della Fda alla somministrazione della seconda dose per tutti quelli che hanno fatto la prima (e unica dose) con il vaccino J&J, potrebbe arrivare anche il via libera dell’Ema. Gli italiani immunizzati con Johnson&Johnson sono oltre un milione e mezzo. Se dovesse arrivare l’ok dell’ente europeo, dal momento che il farmaco non è più usato nel nostro Paese, per il richiamo verranno utilizzati Pfizer o Moderna.
“E’ un vaccino a vettore virale, come AstraZeneca, che ha ottenuto l’approvazione da parte delle agenzie regolatorie per una sola somministrazione monodose. In questo ora c’è la notizia di un processo di revisione da parte di FDA – successivamente ci sarà sicuramente anche da parte di EMA. Qualora arrivassero indicazioni sulla possibilità di somministrare una seconda dose con un vaccino a RNA Messaggero, si avrebbe il vantaggio di indurre una risposta immunologica anche migliore. Queste persone verranno chiamate, c’è un’anagrafe vaccinale molto precisa. Somministrare oltre i due mesi non compromette l’efficacia. Appena arriveranno le indicazioni delle agenzie regolatorie, si farà tutto velocemente”, ha detto Locatelli.
“Le evidenze ci dicono che la terza dose è certamente raccomandabile per persone che hanno connotazioni di fragilità o per ragioni anagrafiche o patologie concomitanti. Questa la chiamerei dose addizionale per soggetti immunodepressi. Abbiamo evidenze che con la terza dose la metà di coloro che non hanno avuto risposte, perché assumevano una terapia immunosoppressiva per prevenire un rigetto in caso di trapianto d’organico, ha poi reagito meglio”, ha proseguito aggiungendo che al momento “c’è un sistema di prenotazione largamente disponibile per gli over 60, poi c’è la possibilità nel tempo la considereremo anche per i più giovani”.
“Più ci avvicineremo al ritorno alla normalità e sempre di più penseremo che ne usciremo tutti insieme. Non possiamo non tenere conto del problema che in alcuni Paesi la percentuale di vaccinati non arriva nemmeno alle due cifre: lì dobbiamo aiutare. Dalla pandemia si esce con due valori: quello della conoscenza e quello della solidarietà”, ha detto ancora il presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
Il coordinatore del Cts ha poi spiegato che “la situazione italiana è largamente più favorevole rispetto a quella di altri Paesi, anche rispetto alla Germania, in termini di circolazione virale” e ciò è “il frutto di una delle percentuali più alte di soggetti vaccinati nella popolazione vaccinabile. Anche perché abbiamo avuto una gradualità nelle riaperture”. “Quando da tecnici si sottolineava l’importanza della gradualità non era per impattare negativamente sulla vita degli italiani, ma per evitare rischi”, ha detto Locatelli. “Noi avevamo suggerito aperture più graduali, poi la politica ha ritenuto di fare scelte diverse. Al momento i numeri dicono che non abbiamo pagato un prezzo per queste riaperture”, ha chiarito, ricordando anche l’importanza del mantenimento delle misure non farmacologiche: mascherina, lavaggio delle mani e distanziamento. “Tutte cose che nel Regno Unito sono state abbandonate”, ha sottolineato l’esperto.
Obbligo vaccinale?
Locatelli ha spiegato che “vaccino e tampone non sono la stessa cosa”, “la stessa durata del Green Pass ottenuto da questi infatti si diversifica. Il tampone dà una fotografia istantanea la cui validità ha una durata assai limitata, 48-72 ore. Tutto questo serve solamente a dire che in quel momento quel soggetto ha una bassa probabilità di essere contagiante. Quei pochi soggetti che si infettano dopo essere stati vaccinati hanno una capacità contagiante molto più bassa”, ha detto. “Si è partiti con una politica di convincimento che ha fatto largamente breccia e ha permeato la coscienza di tanti cittadini. Qualora ce ne fossero gli estremi, si potrebbe considerare l’obbligo”, ha chiarito il presidente del Consiglio Superiore di Sanità in merito alla possibilità dell’obbligo vaccinale.
Infine Locatelli ha lanciato un appello a vaccinarsi: “E’ vero che siamo all’86% di persone coperte da almeno una dose, all’82% con due dosi e nella fascia sopra i 70 anni andiamo sopra il 90%, però le persone che mancano devono imparare a volersi bene, perché vaccinarsi significa questo e voler bene anche gli altri”, ha detto, ribadendo che il vaccino non è il “frutto di una scoperta scientifica subitanea o di percorsi di validazione accorciati o tappe saltate”. “Si lavorava sui vaccini RNA già da tempo, erano in sviluppo per infezioni di HIV, per virus rabbico e anche per virus influenzali. Va chiaramente sottolineato che si tratta del vaccino più sicuro che abbiamo a disposizione. Non ha giovato al profilo di rassicurazione quello che potremmo definire come ‘infodemia incontrollata’, la diffusione di notizie false e senza fondamento scientifico”, ha concluso il coordinatore del Cts.
Vaccino per bambini
Locatelli si è espresso anche in merito al vaccino per bambini: “Nel giorno in cui Pfizer ha dato l’annuncio di un vaccino efficace al 91%, la Food and Drug Administration – un’agenzia regolatoria terza – ha chiaramente detto che i benefici derivante dall’immunizzazione superano largamente qualsiasi potenziale rischio”, ha detto. “Ricordiamo che per la fascia 5-11 anni, all’interno di uno studio su 2000 soggetti, si è impiegata una dose di un terzo di quella che abbiamo ricevuto noi”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/vaccinazione-siringa-maschera-6576827/
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