Pfizer e Moderna sono al lavoro per produrre una dose di richiamo del loro vaccino anti-Covid specifica contro la variante Omicron.
L’avanzare della variante Omicron preoccupa soprattutto perché, stando ai dati di laboratorio che arrivano da tutto il mondo, rispetto alla Delta, essa appare maggiormente in grado di eludere i vaccini esistenti. Pertanto le case farmaceutiche in prima fila nella produzione dei vaccini puntano a produrre in breve tempo una dose di richiamo specifica per contrastare meglio Omicron.
Variante Omicron, nuovo vaccino in produzione
Secondo quanto si apprende, centinaia di lavoratori della Pfizer sarebbero a lavoro in una fabbrica 20 miglia a nord di Boston per produrre milioni di dosi “booster” volte ad arrestare la corsa della nuova variante scoperta in Sudafrica che si sta già rapidamente diffondendo in tutto il mondo.
Come riferisce l’agenzia Bloomberg, i lavori sull’aggiornamento del vaccino sono partiti all’indomani del Giorno del Ringraziamento del 25 novembre nello stabilimento di Andover, Massachusetts, proprio pochi giorni dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva annunciato la scoperta di Omicron.
L’obiettivo di Pfizer, ma anche del concorrente Moderna, è quello di arrivare a produrre in meno di 100 giorni un richiamo adattato a neutralizzare il virus nella sua variante altamente mutata.
Omicron, cosa dicono i dati
Su Omicron ci sono ancora tante incertezze. Non si sa, ad esempio, quanto gravi potranno essere le infezioni provocate dalla nuova variante, sebbene il consigliere medico della Casa Bianca Anthony Fauci abbia affermato che i primi studi sulla sua gravità sono stati finora “incoraggianti”.
Stando ai dati di laboratorio che arrivano da tutto il mondo, tre dosi di vaccini mRNA proteggono contro Omicron, ma il nuovo ceppo sarebbe maggiormente capace, rispetto alla Delta, di “bucare” i vaccini esistenti e, soprattutto, non si sa quanto duri la protezione, dal momento che gli anticorpi Covid sono stati visti diminuire nel tempo.
I numeri a disposizione sono comunque pochi per giungere a conclusioni. Delle 43 infezioni da Omicron rilevate negli Stati Uniti, analizzate dal Centers for Disease Control and Prevention, la maggior parte riguardavano persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione, anche se quasi tutti i casi erano relativamente lievi.
I ricercatori sono allarmati dalle circa 30 mutazioni nella proteina spike che facilitano l’ingresso del coronavirus nelle cellule e rendono più difficile per gli anticorpi trovare e distruggere la variante. Per questo motivo Pfizer (assieme al suo partner BioNTech) e Moderna hanno iniziato a studiare un richiamo capace di intercettare le mutazioni.
“Era la lista delle mutazioni che non avremmo mai voluto vedere”, ha detto il presidente di Moderna Stephen Hoge, che dirige le operazioni scientifiche dell’azienda. La casa farmaceutica ha iniziato a lavorare su Omicron il martedì prima del Giorno del Ringraziamento e le riunioni si sono svolte anche durante le vacanze, come ha spiegato lo stesso Hoge: “Molti dipendenti hanno avuto il loro Giorno del Ringraziamento rovinato da Omicron”, ha detto.
Nel 2020, Moderna ha impiegato 42 giorni per produrre i lotti del suo vaccino Covid e 63 giorni per iniziare i test. “Il nostro obiettivo è quello di avere una tempistica simile” anche con Omicron, ha concluso Hoge.
Anche i dipendenti di Pfizer, come detto, sono già al lavoro su un “booster” specifico per Omicron. Stando agli ultimi dati, infatti, Pfizer può avere solo il 22,5% di efficacia contro la variante Omicron, anche se è in grado di contrastare la malattia grave.
La casa farmaceutica statunitense spera di avere entro la fine dell’anno i primi dati di efficacia nel mondo reale su come il suo vaccino si comporta contro la variante.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/vaccino-prevenzione-6557412/
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