Il carico mentale è un fenomeno che riguarda soprattutto le donne. Vediamo insieme di cosa si tratta e perché è una ‘questione’ soprattutto femminile.
Destreggiarsi tutti i giorni tra lavoro, gestione della casa e altre faccende non è facile. Ciò ci fa spesso sentire oppressi e ci porta a percepire su di noi il peso eccessivo delle responsabilità giornaliere. Questo fenomeno, che colpisce soprattutto le donne, è noto come carico mentale. Vediamo insieme di cosa si tratta, da cosa è causato e come affrontarlo.
Carico mentale: che cos’è?
Il carico mentale, in inglese mental load, si verifica quando la mente è quasi ininterrottamente affollata da un flusso di pensieri legato ai diversi aspetti della quotidianità e alla loro organizzazione. Il termine fa riferimento alla quantità di attenzione, memoria e risorse cognitive che vengono impegnate quando si cerca di completare un’attività. Quando la quantità di attività si accumulano al punto da provocare una rottura del nostro equilibrio interiore e a esaurire le nostre energie, parliamo di carico mentale eccessivo.
La dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online Unobravo, definisce il mental load come “quello stato ansiogeno che ci pervade quando sentiamo di aver fallito per non aver rispettato la tabella di marcia che ci eravamo imposti o quando il pensiero di non riuscire a gestire alla perfezione ogni aspetto della nostra vita ci fa sentire oppressi e inermi”.
L’espressione “carico mentale” fu coniata nel 1984 dalla sociologa francese Monique Haicault per indicare il peso invisibile che deriva dal dover bilanciare la vita, il lavoro e la gestione della casa e per accendere l’attenzione su una problematica che affligge soprattutto le donne. La studiosa lo utilizzò per la prima volta nell’articolo “La gestion ordinaire de la vie a deux, Sociologie du Travail” per identificare la capacità, culturalmente legata all’universo femminile, di spostarsi continuamente dal piano del pensiero a quello dell’azione, gestendo simultaneamente tutti gli aspetti della vita quotidiana (la sfera individuale, relazionale, lavorativa, affettiva e quella logistica e puramente pratica), senza mai avere la possibilità di delegare, di cedere, di trasferirne il carico e le responsabilità correlate.
La sociologa francese descrive come una donna, in coppia e lavoratrice, senta ricadere su di sé il peso della gestione delle faccende domestiche e sia portata a percepire la propria vita come un turno di lavoro infinito. Questo fenomeno è noto come “doppia giornata“.
Le donne sono le più colpite dal sovraccarico psicologico
Come detto, il fenomeno del carico mentale è una questione soprattutto femminile. Questo perché, ancora oggi, prevalgono schemi tradizionali e stereotipi secondo cui le donne sono le custodi della casa. Ciò porta le donne a prendersi in carico la maggior parte del lavoro cognitivo ed emotivo necessario a garantire un buono svolgimento delle attività legate al quotidiano.
Anche quando i compiti sono divisi con il partner, è quasi sempre la donna a dover avere il controllo della situazione; è lei ad occuparsi della suddivisione delle varie mansioni, e dunque dell’aspetto organizzativo.
Il carico mentale riguarda anche chi non è in coppia e non ha dei figli. In questo caso, oltre alla gestione della casa e al lavoro, a destare ansia sono anche le responsabilità legate alla cura dei genitori, specie se anziani, e delle relazioni affettive con familiari e amici, così come la gestione delle scadenze amministrative.
Le conseguenze del carico mentale
Il carico mentale può danneggiare il benessere e la salute dell’individuo e alla lunga, se sottovalutato, può divenire addirittura invalidante.
“Spesso, quando si cerca di avere sempre tutto sotto controllo e di stare dietro a ogni incombenza, si finisce col trascurare l’unica cosa che sembrerebbe tralasciabile: sé stessi e la propria realizzazione. Sono molte le donne che, sovraccaricate dagli impegni quotidiani, mettono da parte la carriera o, peggio ancora, rinunciano ad avere interessi, passioni e aspirazioni personali. Questo, sul lungo periodo, può portare ad una progressiva perdita di motivazione e voglia di fare, che potrebbe sfociare in uno stato di profonda insoddisfazione”, spiega la dott.ssa Fiorenza Perris.
Nei casi più gravi, il peso del carico mentale può portare anche a stati acuti di ansia, attacchi di panico, burnout o depressione, oltre a tutta una serie di altri effetti collaterali, quali insonnia, stanchezza cronica, calo della libido e problemi relazionali.
Secondo l’ultimo World Mental Health Report, nel mondo, sono ben 301 milioni le persone con disturbi legati all’ansia e 208 milioni ad essere affette da depressione. Queste patologie sono maggiormente diffuse tra la popolazione femminile: sono il 5% le donne colpite dall’ansia e il 4,5% a soffrire di disturbi depressivi, contro il 3% degli uomini.
Come liberarsi dal carico mentale
Per liberarsi dal carico mentale e dall’ansia che ne consegue, bisogna innanzitutto saperla riconoscere. Per questo, dice la dottoressa Fiorenza Perris, “è importante dare sempre ascolto alle proprie emozioni e non trascurarle”. “Alcuni dei sentori da tenere d’occhio sono la sensazione di non avere mai tempo e il sentimento di colpa di non fare abbastanza, oltre ai vari segnali fisici, come il costante senso di stanchezza e i sintomi legati ai disturbi del sonno e dell’umore”, ha proseguito.
La psicoterapeuta e clinical director di Unobravo invita poi a non esitare a chiedere aiuto se si sta vivendo una situazione di sovraccarico psicologico: “non bisogna esitare a chiedere aiuto alle persone che tengono a noi, un aiuto che può manifestarsi sia a livello pratico, lasciando ad altri l’organizzazione e lo svolgimento di alcune mansioni, che a livello emotivo, condividendo pensieri e preoccupazioni con il partner o qualcuno di fidato capace di mostrarci comprensione ed empatia”, ha spiegato.
“Comunicare apertamente con chi ci sta accanto è una regola d’oro e lo è ancora di più quando si vive una situazione di disagio: mai avere timore di dare voce alla propria stanchezza o frustrazione”, ha proseguito.
Un altro passo per uscire dallo stato d’ansia causato dal carico mentale è “prendersi un momento di riflessione per mettere a fuoco cosa ci aspettiamo da noi stessi e qual è la percezione che abbiamo di noi quando, per qualsiasi motivo, non raggiungiamo ciò che ci eravamo prefissati”.
“Ridimensionare le aspettative spesso non è semplice e necessita di un percorso di consapevolezza e di cura della propria emotività. Può essere d’aiuto, in questo senso, prendersi uno spazio per sé e chiedere il supporto di un esperto. Col supporto del terapeuta si andranno, in primis, ad investigare le cause che hanno portato al sovraccarico psicologico e, successivamente, si lavorerà insieme su come gestire al meglio lo stress e le situazioni che lo provocano. Liberarsi dallo stress e raggiungere un buon equilibrio interiore è possibile ed è la chiave per condurre una vita più sana e sentirsi, al contempo, più felici e realizzati”, ha chiarito la psicoterapeuta.
“Il carico mentale non deve più essere invisibile. Non bisogna lasciare che il mental load diventi un ostacolo insormontabile per nessuno, per questo è fondamentale che le conversazioni sul tema si intensifichino e che si faccia sempre più azione di sensibilizzazione e prevenzione”, ha concluso la dott.ssa Perris.
[fonte immagine: https://pixabay.com/it/illustrations/cervello-testa-stetoscopio-salute-7871971/]
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