Categorie
salute&benessere

L’obesità modifica il funzionamento del cervello: lo studio

L’obesità modifica in modo permanente il cervello. A dirlo è uno studio pubblicato su Nature Metabolism da un team di scienziati dell’Università di Yale.

Nelle persone con obesità viene meno il meccanismo cerebrale che porta a sentirsi sazi dopo l’assunzione di cibo. Le cose non cambiano nemmeno quando si perde peso. L’obesità modifica il cervello in modo permanente. A queste conclusioni è giunto uno studio pubblicato su Nature Metabolism.

L’obesità modifica in modo permanente il cervello

Solitamente, quando mangiamo, ad un certo punto sappiamo dire basta e fermarci, anche davanti a un piatto gustoso, perché ci sentiamo sazi. Il nostro cervello, infatti, ha la capacità di avvertire la presenza di nutrienti nello stomaco e usa questa informazione per regolare l’appetito. In sostanza, vengono inviati dei segnali al cervello, che lo avvisano che il corpo è pieno o ha un contenuto di cibo soddisfacente. Ciò non avviene nelle persone con obesità, il cui cervello non avverte un senso di pienezza e per questo li porta ad eccedere con il cibo.

Il meccanismo della sazietà è alterato nelle persone obese. A quanto pare l’assunzione di zuccheri e grassi provoca una risposta diminuita nel cervello dei pazienti con importanti problemi di peso, per questo sarebbe così difficile controllare la fame. Inoltre, questi cambiamenti sarebbero irreversibili, ovvero permangono anche dopo un’eventuale perdita di peso e risoluzione del problema. A dirlo è una ricerca pubblicata su Nature Metabolism.

Lo studio

Nella prima fase dello studio il team di scienziati guidato da Mireille Serlie, endocrinologa dell’Università di Yale, si è concentrato sullo studio di grassi e zuccheri per capire in che modo essi sollecitino le aree del cervello coinvolte nei vari aspetti piacevoli legati all’assunzione di cibo (il senso di sazietà, di benessere e di ricompensa che proviamo mangiando qualcosa che ci piace), senza lasciarsi confondere dall’influenza che il gusto e l’olfatto possono esercitare su questa relazione.

A tal fine hanno perciò infuso glucosio e grassi direttamente nello stomaco di 28 volontari normopeso (con un indice di massa corporea uguale o inferiore a 25) e di 30 persone con obesità (indice di massa corporea uguale o maggiore di 30). Successivamente hanno valutato l’attività cerebrale di ciascuno usando la risonanza magnetica funzionale (fMRI).

L’attenzione degli scienziati si è focalizzata sullo striato, ovvero quella regione del cervello che regola il desiderio di cercare e consumare i cibi a cui siamo interessati e che ha anche un ruolo nella formazione delle abitudini. Queste funzioni vengono svolte anche tramite la dopamina, ovvero il neurotrasmettitore coinvolto nella costruzione della sensazione di ricompensa che traiamo dal consumo di cibo e nei processi che ci aiutano a sentirci sazi quando abbiamo mangiato abbastanza. I livelli di dopamina nel cervello sono stati misurati dai ricercatori 30 minuti dopo le infusioni di zuccheri e grassi.

Nei partecipanti normopeso, i livelli di dopamina sono saliti e l’attività dello striato è diminuita; dunque i circuiti della ricompensa si sono attivati (aumento dopamina) ma allo stesso tempo non c’è stato più bisogno di cercare altro cibo (senso di sazietà: da qui la riduzione di attività dello striato).

Al contrario, nei volontari con obesità l’attività dello striato non si è modificata dopo le infusioni. Non si è verificato un aumento importante del rilascio di dopamina dopo l’assunzione di grassi, che è sì stato osservato dopo l’assunzione di zuccheri, ma non è riuscito a spegnere l’attività dello striato, come se il senso di sazietà non venisse registrato.

Secondo i ricercatori, queste modifiche contribuirebbero al consumo eccessivo di cibo e quindi all’aumento di peso: “Le persone pensano che l’obesità sia causata da una mancanza di forza di volontà, ma qui dimostriamo che esiste una differenza reale nel cervello quando si tratta di percepire i nutrienti”, ha spiegato Mireille Serlie, autrice principale dello studio

Nella seconda fase dello studio, i partecipanti con obesità hanno affrontato una dieta dimagrante di 12 settimane. Ventisei volontari hanno perso almeno il 10% del loro peso. Dopo la perdita di peso sono stati sottoposti nuovamente alle infusioni; la risposta del cervello ai nutrienti non è parsa migliorata. Questo spiegherebbe perché le persone con obesità facciano fatica a mantenere il peso conquistato anche dopo essersi sottoposte a diete impegnative.

“Pensavamo che ci sarebbero state risposte diverse tra le persone magre e le persone con obesità, ma non ci aspettavamo questa mancanza di cambiamenti nell’attività cerebrale nelle persone con obesità”, ha concluso la professoressa Sarlie.

L’obiettivo degli scienziati ora è quello di capire quando di preciso il cervello perde la capacità di regolazione, in modo da ragionare su interventi che possano prevenire la perdita di sensibilità e frenare per tempo il consumo di cibo in eccesso.

[fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/obesit%C3%A0-fermare-3247168/]

Continua a leggere su atuttonotizie.it

Vuoi essere sempre aggiornato e ricevere le principali notizie del giorno? Iscriviti alla nostra Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version