VAR è l’acronimo di Video Assistance Referee, vale a dire un arbitro che assiste il direttore di gara principale grazie ai filmati video. Nonostante all’inizio si sia creduto che il VAR fosse un robot o un insieme di strumenti tecnologici finalizzati ad aiutare l’arbitro a prendere la decisione corretta in situazioni poco chiare, in realtà il VAR è un secondo arbitro a tutti gli effetti, che grazie ai video delle telecamere posizionate a bordo campo, riesce a offrire un’assistenza fondamentale all’arbitro principale.
La rivoluzione del VAR
Il VAR è la più grande rivoluzione tecnologica sulla quale il mondo del calcio ha investito. Di fatto, è la risposta più vicina a quella che era stata la richiesta di giornalisti, tifosi e presidenti di club, ovvero la moviola in campo. Lo scopo del VAR è far sì che l’arbitro in campo prenda le decisioni giuste, evitando che commetta clamorosi errori che potrebbero falsare il risultato della partita.
Nel caso in cui il VAR si dovesse accorgere che la decisione assunta dall’arbitro non sia corretta rispetto ai filmati delle telecamere presenti a bordo campo, l’azione verrà interrotta, dando la possibilità al direttore di gara di andare a rivedere il video di quanto appena accaduto sul campo. Sarà poi lui stesso a prendere la decisione: non è da escludere, dunque, che l’arbitro decida di confermare la propria decisione, andando a sconfessare il richiamo del VAR.
Perché il VAR viene contestato
Se, da una parte, l’introduzione del VAR è stata apprezzata con entusiasmo da numerosi addetti ai lavori, dall’altra parte non mancano i contestatori. L’accusa principale rivolta al VAR è che sia sempre una persona a decidere, e non un’intelligenza artificiale. Chi critica la scelta del VAR lo fa sostenendo come il pensiero dell’uomo sia interpretabile, quello di una macchina (un robot) no: il primo è opinabile, al contrario del secondo.
Nel corso della stagione 2019-2020 di Serie A in Italia, il VAR è spesso stato al centro di pesanti polemiche. A intervenire in prima persona sono stati anche i presidenti dei club, scandalizzati per alcune decisioni prese a sfavore della propria squadra.