Un gruppo di programmatori informatici ha ideato DarkBERT, un modello di linguaggio per analizzare il “Dark Web”. Vediamo insieme di che si tratta.
L’ intelligenza artificiale ci aiuterà a combattere il cyber-crime? È nato DarkBERT, il ChatGPT del Dark Web. Ecco di cosa si tratta.
Che cos’è il Dark Web
Con l’espressione “Dark Web” si indica il cosiddetto lato oscuro di internet, dove trovano rifugio sicuro fuorilegge e cyber-criminali. Si fa riferimento ai contenuti sommersi di internet ospitati nelle cosiddette darknet (“reti oscure”) alle quali si può avere accesso solo attraverso specifici software (programmi come The Onion Router, utilizzato da circa 2,5 milioni di utenti ogni giorno) o superando livelli di sicurezza elevati. Il “Dark Web” fa parte del macro-mondo noto come “Deep Web“, ovvero l’altra faccia del World Wide Web. Il Surface Web è quello che visitiamo tutti i giorni e che ospita siti e social network.
Il Deep web, invece, è la parte sommersa dove si trovano tutte quelle pagine non indicizzate dai motori di ricerca. Si tratta soprattutto di database e forum privati, di indirizzi protetti da firewall (come quelle di istituti medici, scientifici, finanziari e di università), e di risorse non accessibili attraverso la ricerca tradizionale.
DarkBERT: svolta nella lotta al cyber-crime?
I cyber-criminali potrebbero avere le ore contate, o almeno è ciò che sperano i sei programmatori informatici sudcoreani della Cornell University di New York che hanno ideato DarkBERT, un modello di linguaggio concepito per esplorare le caratteristiche dell’ormai noto “Dark Web” dove, secondo le stime, si concentra il 95% di attività illegali, dal semplice scambio di contenuti pirata fino al traffico di armi e droga, al terrorismo o alla pedofilia.
L’acronimo BERT sta per Bidirectional Encoder Representations from Transformers e indica un modello di intelligenza artificiale, utilizzato per comprendere il linguaggio comune, che fu lanciato da Google nel 2018.
DarkBERK deriva dal modello “RoBERTa“, un software addestrato su un numero maggiore di dati e per un periodo di tempo più lungo rispetto a BERT, con cui Facebook nel 2019 provò a percorrere la stessa strada, senza però troppa fortuna. Gli studiosi coreani sono però certi che DarkBERT abbia il potenziale per essere impiegato con successo nel campo della sicurezza informatica.
Sebbene i dati archiviati da DarkBERT siano grezzi e basati prevalentemente su domini e configurazioni particolari, sembra siano stati sufficienti per creare un modello di classificazione che “supera quello dei noti modelli linguistici pre-addestrati”.
Come funzionerà?
DarkBERT sarà in grado di identificare i siti che vendono ransomware (software capaci di prendere il controllo dei computer di altri utenti) o dati riservati (password personali, codici bancari) oppure passare al setaccio i numerosi forum del dark web che hanno lo scopo di tenere d’occhio ogni scambio quotidiano di informazioni illegali e segnalarlo alle autorità.
fonte immagine: https://pixabay.com/it/illustrations/matrice-sistema-nel-sistema-5028061/
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