I sensori digitali sono una grande innovazione tecnologica e si distinguono in: capacitivi, sistemi ottici e sistemi ad ultrasuoni. Scopri come funziona ciascuna di queste tipologie.
Esistono tre tipologie di sensori digitali per dispositivi: i capacitivi sono i più utilizzati, ma vi sono anche i sistemi ottici, che si possono bypassare con facilità e quelli ad ultrasuoni, che sono presenti negli smartphone di ultima generazione. Non si tratta di sistemi così recenti, il primo ad esserne dotato fu il Motorola Atrix 4G, che risale al 2011, seguito poi dall’iPhone 5S due anni dopo, mentre i pc ne erano dotati ancora prima dei telefoni.
Il sistema di sblocco dello smartphone deve essere rapido, sicuro e consentire un accesso immediato al telefono. Apple e Samsung hanno iniziato un vero e proprio duello di sistemi di sicurezza fino ad applicare il Face ID, per quanto riguarda l’azienda di Cupertino e il sensore di impronta ad ultrasuoni, per quella di Seul. Huaweii non è rimasto a guardare, ma ha sferrato il suo attacco con proposte accattivanti di smartphone che lo hanno fatto salire al secondo posto dopo Samsung.
I sensori di impronte digitali rappresentano il metodo di sblocco ideale, in quanto risulta semplice, rapido e con una accesso immediato alle funzioni del telefono. La sicurezza, però, non risulta totale, anche se dipende dai diversi sistemi utilizzati.
Come funzionano i sensori di impronte digitali
Tra i sensori digitali, i capacitivi sono quelli più usati, in quanto ampiamente collaudati. Vi sono numerosi smartphone che hanno, invece, dei sensori ottici applicati recentemente, ma che sono risultati facilmente superabili. Il sistema capacitivo deve il suo nome al fatto che non utilizza energia elettrica per la lettura d’impronta digitale. Questo tipo di sistema di sicurezza consente di creare una mappa dell’impronta, con la quale si viene riconosciuti e di conseguenza si ottiene l’accesso al dispositivo, il touch screen del display funziona in modo simile, anche se i sensori hanno una precisione maggiore.
Sensori digitali: i sensori ottici
I sensori ottici sono estremamente semplici nel funzionamento, in quanto usano metodi più semplici per la registrazione d’impronta dell’utente dello smartphone, ovvero scattano foto delle impronte digitali. Una piccola luce LED si illumina ogni qualvolta si imposta l’impronta ed una fotocamera scatta la foto riuscendo a catturare le aree più chiare e quelle più scure, che caratterizzano le impronte digitali. Questo tipo di sensore è meno sicuro di quello capacitivo, basta infatti una fotografia per ingannarli e, inoltre, hanno anche altri svantaggi come le difficoltà di riconoscimento d’impronta con una superficie graffiata.
Sensori digitali: i sensori ad ultrasuoni
I sensori ad ultrasuoni rappresentano il sistema di sicurezza di ultimissima generazione e sono presenti solo su pochi smartphone tra cui il Galaxy S10 e S10 plus. Si tratta di una tecnologia avanzata, che utilizza alte frequenze catturando, con le onde riflesse, gli avvallamenti dell’epidermide, riuscendo a mappare solchi e creste, effettuando una vera ecografia dell’impronta. Un sistema sicuro e rapido.
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